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Allarme coronavirus. A rischio la Coppa del Mondo di Arrampicata in Cina

La crescente preoccupazione di fronte al diffondersi dell’epidemia di coronavirus arriva a coinvolgere anche il mondo dell’arrampicata. Negli scorsi giorni l’IFSC (international Federation of Sport Climbing) ha infatti espresso le proprie perplessità in merito alla fattibilità delle gare di Coppa del Mondo di Arrampicata, previste in Cina nel mese di aprile.

Tre sfide a rischio cancellazione

Come si legge nel comunicato ufficiale comparso sul sito della Federazione, potrebbero essere posticipate, spostate in una località alternativa, o addirittura annullate la Coppa del Mondo Boulder in programma a Wujiang il 18 e 19 aprile 2020 e la Coppa del Mondo Speed a Chongqing (22 aprile 2020). Stesso discorso vale anche per i Campionati asiatici di arrampicata sportiva (25 aprile – 3 maggio 2020), ultima chiamata per gli atleti asiatici che sperano di ottenere il pass olimpico per Tokyo 2020.

La eventuale scelta della IFSC di annullare le competizioni non rappresenterebbe un unicum nel tragico scenario cui ci troviamo di fronte. Nelle scorse settimane è già stata annunciata la posticipazione della Gaoligong, gara del circuito UTMB in terra cinese, prevista inizialmente per il 21 – 23 marzo 2020. Cancellata anche la sfida di Yanqing della Coppa del mondo di sci alpino, in programma nei giorni 15 e 16 febbraio 2020.

IFSC a supporto della Cina

“Prima di tutto, vorremmo inviare i nostri migliori auguri alle persone colpite dal coronavirus e a coloro che soffrono direttamente o indirettamente a causa di questa epidemia – ha dichiarato il presidente dell’IFSC Marco Solaris -. Allo stesso tempo, la salute dei nostri atleti e di tutte le persone che lavorano per la nostra federazione è la nostra principale preoccupazione. Sappiamo tutti che abbiamo un obbligo con il Comitato Olimpico Internazionale e il nostro Consiglio asiatico. Faremo in modo che il sistema di qualificazione dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sia rispettato. Ma eviteremo anche qualsiasi rischio per la salute di chiunque”.

Per esprimere vicinanza alla popolazione cinese, la IFSC ha deciso di inviare alla Chinese Mountaineering Association (CMA) 10.000 mascherine di protezione.

“La IFSC ha lanciato questa iniziativa per fornire aiuto e supporto al contempo alla CMA e all’intera Sport Climbing community della Repubblica Cinese – si legge nel comunicato -. Dopo essere stati informati di una carenza di equipaggiamento personale protettivo, oggi la IFSC ha inviato un carico di 10.000 maschere alla CMA come piccolo gesto di supporto. Tali dispositivi saranno distribuiti tra coloro che al momento non possono averne accesso, contribuendo così a tenere a bada il diffondersi del virus. La IFSC ha anche raggiunto i suoi membri federali incoraggiando tutti a supportare la Sport Climbing community. E in maniera più ampia la popolazione della Cina. Inoltre, la IFSC e la CMA stanno monitorando costantemente la situazione nel Paese e i report forniti dalla World Health Organization, ben consapevoli che le tre competizioni IFSC previste per Aprile potrebbero essere posticipate, spostate o anche cancellate, se necessario. Ulteriori azioni da intraprendere saranno definite nel corso della teleconferenza dell’IFSC Executive Board in programma per l’11 febbraio”.

Il punto della situazione

Per comprendere appieno la decisione drastica della IFSC, cerchiamo di ripercorrere insieme le tappe della diffusione dell’epidemia del coronavirus 2019-nCov. A partire dal focolaio di Wuhan, città di circa 11 milioni di abitanti situata nella provincia di Hubei, nella Cina Centro-meridionale, a circa 1.100 chilometri da Pechino, 800 da Shangai, 1.000 da Hong Kong.

Un efficace recap è reperibile sul sito istituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Il 31 dicembre 2019 la Cina ha segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota, poi identificata come un nuovo coronavirus (2019- nCoV), nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei – si legge nel comunicato ministeriale -. In seguito, il 30 gennaio l’OMS ha dichiarato emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale l’epidemia di Coronavirus in Cina”.

In Italia sono immediatamente scattate quelle che il Consiglio dei Ministri definiscemisure di carattere precauzionale che collocano l’Italia al più alto livello di cautela sul piano internazionale”. A partire da ingenti controlli aeroportuali per i cittadini provenienti dalla zona sede del focolaio epidemico alla sospensione dei voli da e per la Cina. E in contemporanea l’istituzione, presso il Ministero della Salute, di “una Task force per coordinare, in raccordo continuo con le istituzioni internazionali competenti, tutte le azioni di controllo da assumere al fine di limitare la diffusione del virus e verificarne la rispondenza alle raccomandazioni dell’OMS”.

Lenta espansione al di fuori della Cina

Mentre l’Italia tenta di mettere in campo ogni possibile misura preventiva, il virus continua a espandersi in Cina. Fortunatamente con più difficoltà nel resto del mondo. I dati più recenti parlano di 425 decessi totali e 20.492 persone contagiate in tutta la repubblica cinese. 20.679 a livello mondiale. 635 i pazienti dimessi intanto dagli ospedali cinesi dopo trattamento efficace del virus. Dalla mappa di distribuzione dei contagi, aggiornata in tempo reale, ieri i contagi al di fuori della Cina risultavano ammontare a circa un centinaio nel continente asiatico. 12 in America, di cui 11 in USA e 1 in Canada. 24 in Europa, di cui 12 in Germania, 2 in Italia, 2 in Gran Bretagna, 6 in Francia 1 in Spagna, 1 in Finlandia 1 in Svezia e 1 in Belgio.

A Hong Kong si è verificato un primo decesso. 3.500 persone sono invece al momento in quarantena a bordo di una nave da crociera nel porto giapponese di Yokohama, dopo la conferma del contagio di uno dei passeggeri. In tutto il Paese si registrano ad oggi 20 casi di contagio.

In Cina è scattato in via precauzionale l‘isolamento anti-coronavirus in due città della provincia cinese orientale dello Zhejiang: Taizhou e tre distretti della capitale Hangzhou. Secondo le autorità locali, sarà concesso a ciascuna famiglia di far uscire di casa un solo componente ogni due giorni, per acquistare i beni di prima necessità. Provvedimento reso necessario dal numero di contagi che ha superato quota 700. Il timore è che possa convertirsi in un nuovo focolaio, al pari di Wuhan.

Rischio di contagio elevato

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, il rischio di contagio è da considerarsi dunque molto elevato in Cina, elevato a livello globale.

“La contagiosità non è altissima – ha dichiarato Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita – Salute San Raffaele di Milano, al Messaggero -. Quindi il rischio di contrarre un’infezione venendo in contatto con un paziente affetto da coronavirus non è così alto. E probabilmente è minore dell’influenza. Presumibilmente, i casi aumenteranno anche in Europa, ma non bisogna allarmarsi. Serve comunque tenere alta la guardia poiché siamo di fronte ad una vera e propria pandemia che va trattata come emergenza sanitaria”.

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