Storia dell'alpinismo

Royal Robbins, il climber che ha rivoluzionato l’arrampicata

Oggi avrebbe compiuto 85 anni Royal Robbins, uno dei più talentuosi scalatori di big wall del suo periodo. La passione per l’arrampicata arriva dopo quella per la natura e l’outdoor a cui si avvicina da adolescente grazie ai boy scout. Dopo le prime esperienze su roccia, e dopo le prime cadute, decide di iscriversi al Sierra Club di Los Angeles dove conosce altri giovani appassionati come Yvon Chouinard o Tom Frost. Scalatori di primordine che nel corso degli anni segnano la storia della più famosa parete al mondo, quella di El Capitan.

Dopo essersi fatto le ossa ripetendo le vie presenti in parete Robbins inizia a immaginare nuovi tracciati. Il primo lo apre nel 1957 sull’Half Dome su cui, in compagnia di Mike Sherrick e Jerry Gallwas, traccia Regular Northwest, il primo sesto grado degli Stati Uniti. Nel 1961 si trasferisce dall’Alf Dome a El Capitan dove apre quella che in breve tempo diventa una via mitica: Salathé Wall. 870 metri di via, 35 tiri, aperti con Chris Pratt e Tom Frost in 9 giorni di scalata. Un itinerario logico realizzato con uno stile proiettato a quella che sarebbe stata l’evoluzione etica della sua scalata: corde fisse solo nella parte bassa della via e giusto una manciata di spit a ferire il solido granito americano. Un’inezia pensando che gli apritori di The Nose, tre anni prima, ne hanno conficcati oltre cento nella parete.

Da questo momento lo stile di Robbins si caratterizza per un uso estremamente ridotto di chiodi e chiodi a pressione. È così che su Sentinel Rock apre North Wall, oppure Direct Northwest Face sull’Half Dome e ancora la Diretta Americana, insieme a Gary Hemming, sulla Ovest del Dru, via divenuta nel tempo grande classica nel massiccio del Monte Bianco.

La vera rivoluzione arriva nel 1967 con l’apertura della via Nutcracker Suite su Ranger Rock (Valle di Yosemite) dove non sono stati utilizzati chiodi ma unicamente gli allora innovativi nuts, protezioni removibili che non vanno a intaccare la roccia. Questa via, aperta con la moglie Liz Robbins, segna il confine tra due mentalità, tra due modi di concepire la scalata. Tra la voglia di raggiungere l’obiettivo a tutti i costi e la coscienza di dover lasciare la parete intatta al proprio passaggio. Nasce così quella filosofia che, con il tempo, prende il nome di “Clean Climbing”. Una rivoluzione stilistica per l’arrampicata che oggi quotidianamente chiamiamo trad. Per Robbins la decisione di conficcare anche un solo chiodo nella roccia è di fondamentale importanza, in quanto “come una singola parola in un poema, può influenzare l’intera composizione”. Per questo quando nel 1971, insieme a Don Lauria, effettua la ripetizione della Dawn Wall (aperta giusto l’anno precedente da Warren Harding e Dean Caldwell) sale tagliando le teste dei molti chiodi lasciati in parete dai primi salitori. Lo fa per i primi due tiri, rinunciando poi per la mole di tempo che si sarebbe persa nel corso della scalata.

Royal Robbins è stato uno dei più forti arrampicatori della golden age di Yosemite, di quegli anni Sessanta e Settanta che hanno cambiato il mondo e il modo di pensare. Anche l’arrampicata è cambiata in quel periodo e molto lo si deve alla filosofia di Robbins, un vero e proprio pioniere dell’arrampicata trad e della necessità di preservare la roccia non intaccandola per soddisfare il proprio desiderio di scalare.

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2 Commenti

  1. Le teste dei pressione sulla dawn Wall non furono poi risparmiate “per la perdita di tempo”, ma perché Robbins salendo ammirò e rispettò il lavoro di Harding!!!! È storia arcinota.

  2. Ha ragione Andrea. I chiodi a pressioni vennero risparmiati perché dopo due tiri di corda Robbins iniziò a togliersi tanto di cappello di fronte alla salita di Harding. E andò poi a congratularsi e scusarsi. In ogni caso il “clean climbing” è nato prima in Inghilterra che in USA.

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