Curiosità

Montagne, fiumi, pianure e valli. Così appare Titano, la più grande luna di Saturno

Montagne, pianure, dune di sabbia, fiumi, laghi e crateri. Così appare la superficie di Titano, la più grande delle 82 lune di Saturno.

A guardare la mappa geologica, appena completata al termine di un progetto durato 10 anni, che ha visto collaborare Nasa, ESA (Agenzia Spaziale Europea) e ASI (Agenzia Spaziale Italiana), sembrerebbe di vedere una copia lontana della nostra Terra.

I dati forniti in un decennio dalla sonda Cassini, con oltre 100 passaggi sulla superficie di Titano, hanno portato gli scienziati a scoprire sempre maggiori dettagli della struttura e composizione del satellite, arrivando a dichiararlo “uno dei luoghi migliori delSistema Solare dove cercare tracce di vita”.

Dal suo lancio, avvenuto nell’ottobre del 1997, la sonda ha visitato tutte le principali lune di Saturno. Su Titano ha realizzato le maggiori scoperte, come la presenza di mari e laghi di idrocarburi liquidi in superficie o di un oceano sotto la crosta ghiacciata.

La mappa geologica di Titano

Per realizzare la mappa geologica sono stati combinati i dati forniti dal radar della sonda Cassini, in grado di penetrare la densa atmosfera ricca in azoto e metano con quelli di strumentazioni che operano nel range del visibile e dell’infrarosso, che hanno consentito lo studio delle caratteristiche della superficie.

Pubblicata di recente sulla rivista Nature Astronomy dal gruppo del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, coordinato da Rosaly Lopes, la mappa mostra  6 principali formazioni geologiche. Laghi, crateri, dune, hammock (monti e colline), labirinti e pianure, di cui gli scienziati hanno cercato di ricostruire distribuzione e origine.

Poli umidi, equatore arido

Nelle vicinanze delle regioni polari si concentrano i laghi di metano. Si tratta delle aree più umide del satellite, mentre lungo la linea equatoriale si colloca una zona arida. Spettacolari sono le immagini delle dune che solcano quest’area, che vi mostriamo di seguito.

Lo studio delle dune ha consentito ai ricercatori di acquisire informazioni sulla forza e la direzione dei venti. Tre quarti della superficie compresa tra l’equatore arido e i poli umidi è rappresentata da zone pianeggianti, con presenza di valli e hummock, ovvero colline e montagne. Nessun colosso, parliamo al massimo di 3.000 metri. I crateri sono invece la dimostrazione della giovane età del corpo celeste. “La mappa aiuterà a capire la storia e l’evoluzione di Titano”, ha spiegato la Lopes.

Metano al posto dell’acqua

Si tratta dell’unico corpo celeste che presenti nel Sistema Solare del liquido stabile in superficie. “La missione Cassini ci ha mostrato come Titano sia geologicamente un mondo attivo in cui idrocarburi quali metano e etano giocano il medesimo ruolo che sulla Terra è ricoperto dall’acqua. Piovono sulla superficie, scorrono in fiumi e torrenti, si accumulano in laghi e  mari, quindi evaporano in atmosfera”.

Il satellite possiede quindi metano e etano, che noi siamo comunemente abituati ad immaginare sotto forma di gas, allo stato liquido, a causa di temperature molto più basse di quelle terrestri.

È proprio il ciclo del metano ad aver modellato i paesaggi di Titano. “Al di là delle differenze in termini di materiali, temperatura, campi gravitazionali rispetto alla Terra, ci sono molte caratteristiche della superficie tra i due mondi che appaiono similari. E possono essere interpretate come prodotti del medesimo processo geologico”.

Un drone su Titano

Per ottenere maggiori informazioni e conferme visive di come gli scienziati stiano simulando la superficie di Titano, nel 2034 è previsto l’invio di un drone, il Dragonfly. Una impresa ardita. Si tratterebbe del primo drone in grado di andare ad esplorare un nuovo mondo nel nostro Sistema Solare. Un obiettivo cui stanno lavorando alacremente gli scienziati della NASA nell’ambito del programma “Nuove Frontiere”.

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