Sicurezza in montagna

La montagna in autunno. CNSAS: “Ci vuole prudenza”

Il weekend appena trascorso ha regalato alla Penisola due giorni di bel tempo. Un bell’incentivo a tornare tutti in montagna. Purtroppo le condizioni instabili del meteo e del manto nevoso hanno portato a molteplici incidenti lungo l’arco alpino e appenninico. La valanga a Punta Helbronner di sabato, in cui sono morti due sciatori, e i 3 decessi in Abruzzo di domenica, sulla Majella e sul Monte Camicia, rappresentano i casi più tragici, ma gli interventi di Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Soccorso Alpino sono stati numerosi.

Il CNSAS aveva invitato alla cautela in vista del weekend, come sempre accade in questi periodi di transizione stagionale, che vedono l’arrivo delle prime nevi e una forte escursione termica giornaliera.

“Come sempre, il nostro invito alla prudenza per tutti coloro che frequentano la montagna durante la stagione autunnale. Specialmente negli ambienti con condizioni del manto nevoso ancora precarie a causa delle temperature oscillanti”, si legge sulla pagina Facebook del Soccorso.

Un invito a fare attenzione che si ritrova anche nelle parole del luogotenente della Guardia di Finanza, Paolo Passalacqua, comandante della stazione dell’Aquila del Soccorso alpino, che ha sottolineato in una intervista ANSA l’importanza di conoscere e rispettare le modalità di approccio alla montagna, che si tratti di “passeggiate, escursioni o frequentare piste da sci”.

Raccomandazioni valide per tutti

Quando si va in montagna, in particolare nella stagione autunnale che volge all’inverno, “bisogna sempre avere margini di sicurezza per poter avere la possibilità di gestire situazioni negative non prevedibili. Le precauzioni ci sono e si devono adottare con cura”, dichiara Passalacqua.

In riferimento all’incidente avvenuto sulla via del Centenario, sul versante sud-ovest del Monte Camicia, dove il corpo di un alpinista, disperso da venerdì, è stato ritrovato sabato in un canalone a 2.200 m di quota, il luogotenente aggiunge che “non ho cognizione specifica dell’ equipaggiamento dell’uomo che ha perso la vita, ma affrontare un percorso così impegnativo, lungo circa 16 chilometri, presuppone una preparazione fisica importante e una ottima capacità tecnica. Inoltre nella località in questione c’è neve e le previsioni non erano rassicuranti, sicuramente, qualcosa non è andato bene. E mi sento di dire, naturalmente con grande rispetto, che le avvisaglie c’erano. Quando si va in montagna non si deve lasciare mai nulla al caso”.

In inverno serve esperienza

Punto, quest’ultimo, ripreso e approfondito dalla Scuola Franco Alletto del CAI Roma, attraverso un post divulgato sui canali social:

Le condizioni di scarso innevamento, unite alle basse temperature, conducono quasi sempre alla formazione di ghiaccio vetrato, il quale su pendi, anche non eccessivamente forti, espone in caso di caduta a veloci e pericolosissimi scivolamenti.

Con l’approssimarsi della stagione invernale, quando giungono neve e ghiaccio, il terreno escursionistico deve lasciare spazio all’alpinismo e all’esperienza alpinistica.

Il sentiero, che in estate rappresenta l’ancora di sicurezza nella frequentazione della montagna, in inverno, con neve e ghiaccio, non sempre rappresenta il percorso più sicuro da seguire. Tutto cambia e bisogna saper leggere le differenze.

Essere attrezzati con piccozza e ramponi è necessario, ma non è sufficiente, poiché è indispensabile saperli usare e manovrare con sicurezza e perizia”.

 

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