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Valanghe in aumento sulle Alpi. Servono nuove opere di difesa

Le prime intense nevicate sull’arco alpino, associate a temperature non propriamente invernali, hanno portato in molte zone a un elevato rischio valanghe, fino al grado 4 su una scala da 5. Una condizione di estremo rischio per chi si avventuri in montagna ma anche per i centri abitati che si sviluppano lungo le pendici.

La valanga in Val Martello, con la massa di neve e detriti in libero scorrimento tra le strade cittadine, rappresenta una prova eclatante del fatto che il problema sia da affrontare in tempi brevi.

Le valanghe per certo non possono essere evitate ma tocca trovare soluzioni per contenerle. Di questo si è parlato nel corso delle ”Giornate Geotecniche’‘ organizzate a Bolzano, mercoledì 27 e giovedì 28 novembre, dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia Autonoma di Bolzano, in collaborazione con l’Associazione Geotecnica Italiana.

Costruzioni di contenimento

Il problema crescente dei distacchi valanghiferi, in Trentino Alto Adige ma non solo, presenta una matrice ambientale ma anche antropica. Come sottolineato dagli esperti, l’uomo non può dare la colpa solo al meteo e alla natura. Banalmente i pascoli di alta quota, un tempo gestiti, sono oggi abbandonati e i fili d’erba lunghi che ne ricoprono le superfici facilitano l’innesco di una valanga a slittamento.

Si potrebbe stare a disquisire per ore anche sul fatto che la natura andrebbe del tutto esclusa dalla risma dei colpevoli, considerando che i cambiamenti climatici siano da imputare anch’essi alla mano umana. Ma in questo momento di emergenza non conta tanto identificare cause primarie e secondarie dei fenomeni, quanto intervenire in velocità.

La soluzione più rapida ed efficace sarebbe, a detta degli ingegneri, la realizzazione di opere antivalanga, pensate ad hoc per il territorio in funzione delle sue caratteristiche. Costruzioni che tengano conto delle condizioni attuali dell’ambiente in cui andranno ad essere realizzate ma anche di quelle potenzialmente future.

”L’effetto del cambiamento climatico avrà conseguenze anche per quanto riguarda gli aspetti geotecnici relativi alle costruzioni”, spiega Giorgio Rossi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Bolzano, al quotidiano Dolomiti.it. “I metodi con i quali si progettano le opere andranno rivalutati alla luce di quello che si sta osservando in natura”.

Pertanto la “progettazione di opere geotecniche come briglie, paramassi e opere paravalanghe, così importanti per la sicurezza del territorio, andrà adattata sulla base di ciò che oggi accade e che si prevede possa accadere. La stessa valutazione della stabilità dei versanti andrà condotta con strumenti nuovi”.

Importante valutare la priorità di intervento

L’Alto Adige ha suddiviso a tal scopo il territorio in zone a maggiore e minore rischio di valanga, così da identificare delle priorità di intervento.

Non è detto che non si possa costruire nelle zone a minor pericolo – aggiunge Rossi – , ma le costruzioni andranno progettate tenendo in considerazione il cambiamento in atto al fine di garantire la sicurezza e l’incolumità delle persone”.

Le opere di difesa anti valanga

Vediamo insieme cosa si intenda per “opere di difesa anti valanga”. Si tratta di costruzioni distinguibili in tre categorie:

  • Attive: posizionate nella zona di distacco, sono finalizzate a evitare il distacco di valanghe. Ne sono un esempio le reti fermaneve, i ponti di neve, le rastrelliere e i frangivento.
  • Passive: sono opere paragonabili a barriere, come gli argini di contenimento, i coni frangivalanga e gallerie artificiali paravalanghe.
  • Preventive: sistemi finalizzati ad innescare valanghe in maniera artificiale, mediante cosiddetti distacchi programmati. Pertanto utilizzate a difesa di piste da sci o infrastrutture viarie.
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2 Commenti

  1. > considerando che i cambiamenti climatici siano da imputare anch’essi alla mano umana
    .
    Questo non lo sappiamo. C’è chi dice che dipendono davvero dalle attività umane (inquinamento) e c’è chi dice che sono del tutto naturali, ciclici, e dipendono dall’attività solare.

    1. No GF, è ora di finirla con non lo sappiamo, non siamo noi, non è colpa nostra. E’ ora di finirla con l’ipocrisia ed è ora di svegliarsi e di agire. Certo, sostenere che sia un ciclo naturale è la strada più semplice ma allo stesso tempo la più falsa. Guardiamoci allo specchio e svegliamoci, ma di brutto. Ora partiranno le critiche dei pro-Trump, a loro ripeto: svegliatevi, e aggiornatevi.

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