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Monti Sibillini. La popolazione del camoscio appenninico continua a crescere

Secondo il censimento 2019 gli esemplari sono circa 180

La popolazione del camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata Neumann, 1899) continua a espandersi sui Monti Sibillini. Questa la conclusione estremamente positiva del censimento svolto nel territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Una iniziativa a cadenza annuale, promossa nell’ambito di un progetto di interesse comunitario per la conservazione dei mammiferi dell’Appennino centrale, realizzato dal Parco dei Monti Sibillini in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello del Gran Sasso e Monti della Laga, per la direttiva “biodiversità” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Il censimento 2019

Durante le attività di monitoraggio svolte il 7 novembre scorso, dopo due rinvii causa maltempo, sono stati avvistati 123 esemplari. Dato che conferma la stima del 2018 pari a circa 150 esemplari.

La specie può così essere considerata, a detta degli esperti, non ad immediato rischio d’estinzione. Un bel risultato raggiunto in un secolo di lavoro, grazie all’istituzione dei Parchi Nazionali e a progetti nazionali e comunitari attivati per la tutela della specie.

Da 30 a 180 camosci in un secolo

Agli inizi del Novecento di camosci appenninici se ne contavano poche decine, circa 30. È merito soprattutto degli interventi degli ultimi decenni, come il rilascio tra il 2008 e il 2014 nel territorio del Parco di 31 individui, se oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo. La specie è salva. Ma gli scienziati sottolineano quanto ancora risulti vulnerabile a causa della scarsa variabilità genetica

“Sei femmine e un maschio adulto già marcati, 41 adulti non marcati, 19 yearling (esemplari giovani che hanno almeno un anno di vita) di sesso indeterminato, 21 piccoli, di cui 5 nati tra i mesi di maggio e luglio 2019 e 35 esemplari indeterminati portano ad un numero minimo certo di 123, quando la stima sul totale si aggira intorno ai 180 camosci presenti nell’intera area”, si legge nel comunicato ufficiale del Parco dei Monti Sibillini.

Il censimento si è concentrato nell’area del Monte Bove (Bove Nord, Bove Sud, Bicco), laddove lo scorso anno era stata identificata la maggioranza degli esemplari (trattasi della zona in cui sono stati rilasciati i 31 individui negli scorsi anni).

Un nuovo branco sul Monte Priora

Sorpresa del 2019 è la presenza, a partire dall’estate appena trascorsa, di un branco di circa 30 camosci tra il Pizzo del Berro e il Monte Priora. Di questi 18 sembrano gravitare sul versante sud del Priora.

Una specie autoctona dell’Appennino

 “Proprio recentemente il Laboratorio di Biologia evolutiva dell’Università Politecnica delle Marche, coordinato dal prof. Vincenzo Caputo Barucchi, effettuando la valutazione su un cranio sub-fossile ritrovato in una grotta alle pendici del Monte Vettore, ha indicato per il reperto un’età di circa 3.000 anni, dimostrando in modo inequivocabile che il camoscio era autoctono nei nostri territori”, ha sottolineato il Presidente del Parco Andrea Spaterna.

“L’analisi del Dna antico estratto da un frammento di osso ha inoltre svelato che l’esemplare era portatore di un genotipo che oggi non è più presente nella popolazione attuale, caratterizzata infatti da una bassissima variabilità genetica dovuta ai numerosi crolli demografici che l’hanno portata più volte vicinissima all’estinzione, cosa che oggi stiamo cercando di scongiurare”.

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