Arrampicata

La migliore forma fisica per arrampicare – Adam Ondra Road To Tokyo

Lasciamo per una volta da parte imprese indoor e outdoor per andare alla ricerca di una risposta in compagnia di Adam Ondra. Nell’episodio numero 38 della serie “Adam Ondra – Road to Tokyo” la domanda di partenza è la seguente: qual è la forma fisica migliore per arrampicare? Meglio essere bassi o alti? Muscolosi o slanciati? Scopriamolo insieme.

L’evoluzione del corpo di Adam

Per risolvere il quesito Adam parte dalla sua esperienza personale. Quella di un bambino che si avvicina in tenera età all’arrampicata. Un bambino molto magro e, a dirla tutta, anche basso per la sua età. Una limitazione? Niente affatto. “Nell’arrampicata contano le dita”.

Che tipologia di dita? Anche questa una bella domanda con duplice risposta. Corte risultano migliori, secondo Ondra, ma allo stesso tempo una limitata apertura della mano può determinare difficoltà nell’agganciarsi alle moderne prese delle pareti outdoor.

Spesse o meno spesse? Altra risposta ambigua. Meglio spesse, così da avere dita più forti, meno soggette a infortuni. Ma dita spesse significa difficoltà di accesso agli incavi generalmente bidito, che dunque vanno affrontati come fossero monodito. E nei monodito si finisce per dover optare per il mignolo, che è il solo dito che riesce a penetrare.

Torniamo all’Adam Ondra ancora teenager e molto magro. Un climber agli esordi, che nel suo primo 8b+ a 11 anni (Baby Basher, a Kochel in Germania) non mostra tensione muscolare durante la salita. Sembra quasi che rimbalzi di continuo in parete, spingendosi sempre oltre. Un ragazzino, come si autodefinisce, creativo nella ricerca della giusta tecnica, per bilanciare la carenza di potenza del suo corpo.

A 13 anni Adam pesa ancora 42 chili e non ha ancora raggiunto il metro e sessanta di altezza.  A 15 anni subisce una crescita repentina. Raggiunge il metro e 75 di altezza per 54 chili di peso. Di certo non una grande potenza ma ormai un climber con un suo stile personale. A 17 anni supera ormai il metro e 80. Il peso resta ancora sotto i 60 kg.

Cambiamenti di ideale nel tempo

“Un tempo si riteneva che un climber dovesse essere quanto più magro possibile”, racconta Ondra. “Ma oggi, a seguito di cambiamenti nelle competizioni nonché nell’arrampicata outdoor, che offre superfici sempre più ripide e passaggi di boulder non conviene essere estremamente magri”.

Pertanto nel corso degli anni Adam si è concentrato nell’acquisire massa muscolare (e aumentare di conseguenza il peso.

Nel Lead, ove si necessita di resistenza, “credo di sentirmi nella forma migliore quando peso attorno ai 70 chili”. Per sentirsi pronto ad affrontare anche il boulder il peso perfetto è 72.

Durante l’allenamento e nelle fasi di sospensione pre-gara il peso può variare rapidamente di alcuni chili. In sostanza si tratta di liquidi. Durante le fasi di allenamento i muscoli in attività portano a un incremento di 2 chili. Prima delle gare è facile perderli in pochi giorni.

Ape index

L’ape index è dato dalla differenza tra l’ampiezza delle braccia stese e l’altezza corporea. La media della popolazione ha valore zero. I climber solitamente mostrano valori positivi.

Quando guardiamo Adam Ondra è inevitabile pensare che abbia un ape index molto elevato. Invece no. Il suo valore si attesta sul +1, quando a confronto troviamo Stefano Ghisolfi con +4 o Tomoa Narasaki con + 10.

L’ape index alto è dunque un bene o un male? Come sempre ci troviamo di fronte a una domanda non propriamente scontata e univoca. Avere una apertura delle braccia ampia può presentarsi vantaggioso in quanto consente di passare con facilità da una presa alla successiva, anche a grande distanza. D’altro canto non permette di avere grande resistenza.

Insomma, non esistono regole precise per definire il corpo perfetto di un climber perfetto. 

“Ciò che conta è avere coscienza della propria forza e delle proprie debolezze e capire come lavorarci su”. Bisogna in sintesi rendersi conto di quali siano le proprie caratteristiche vantaggiose e puntare su queste per fare del proprio meglio in parete.

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