
Lo scorso ottobre una lupa tra i cinque e i sei anni di età è stata ritrovata morta in una zona boschiva a Bellecombe (Chatillon). A provocarne la morte un colpo di fucile, non era mai accaduto prima di Valle d’Aosta.
Non è certo il primo caso di lupo morto rinvenuto nella più piccola Regione italiana, da alcuni anni ritornato su questa porzione dell’arco alpino. Fino a oggi però le morti dei lupi erano da attribuirsi ai traumi provocati da indicenti stradali e mai a un volontario colpo d’arma da fuoco.
La reazione di Stefano Unterthiner
La notizia del primo lupo volontariamente ucciso in Valle d’Aosta ha scatenato un dibattito in cui si è inserito anche il fotografo valdostano Stefano Unterthiner. Il valdostano, che da qualche mese vive con la famiglia alle Svalbard per narrare in prima persona il cambiamento climatico, ha infatti attaccato la Regione attraverso i social. “Sono lontano da quella che considero ancora casa mia, la Valle d’Aosta, ma le notizie arrivano anche quassù” inizia. “Mentre in Regione si discute un progetto di legge che autorizzerebbe l’abbattimento del lupo, ecco il primo caso di bracconaggio (documentato) nella Vallée. Un plauso ai governati di turno: il bracconaggio lo ‘legalizzate’ voi con proposte che non hanno nessuna ambizione di risolvere il ‘problema’ lupo”. Uno sfogo a cui segue un più accurato approfondimento scientifico. “Diversi studi mostrano che gli abbattimenti non servono, al contrario accentuano invece la dispersione del canide aumentando la predazione sul bestiame. La prevenzione è l’unica opzione per una gestione durevole, onesta (aggiungerei) e sostenibile del lupo. Ma i politici non pensano a risolvere i problemi, ma a essere rieletti. Anche quelli valdostani”.
La replica dell’assessore all’Ambiente
Il crudo commento di Unterthiner non poteva certo passare inosservato, non si è infatti dovuto aspettare molto perché l’assessore all’Ambiente della Regione autonoma Valle d’Aosta replicasse al fotografo. “Spiace constatare come il fotografo valdostano Stefano Unterthiner, peraltro da me stimato, riduca la questione a pura demagogia ambientalista citando poi una non precisa prevenzione” esordisce Albert Chatrian. “La questione lupo in Valle d’Aosta, così come nelle altre due realtà a Statuto Speciale di Trento e di Bolzano, è stata affrontata in maniera seria e strutturata. Dapprima dal governo regionale che ha proposto un disegno di legge dedicato e ora dalla Commissione consiliare preposta a esaminarlo”. Un secco comunicato stampa con cui l’assessore ha voluto sottolineare i lavori svolti dalla Regione sia a tutela del lupo, “la cui questione va inserita nella più ampia politica di biodiversità che la Valle d’Aosta sta perseguendo. Se c’è il lupo è perché il tessuto naturalistico è sano, in tutta la sua catena”; sia a supporto degli allevatori che hanno intrapreso percorsi di prevenzione. Per ora il clima nelle valli della Regione rimane teso tra ci vuole tutelare gli allevatori e chi invece pende a favore del grande predatore alpino. Come ha dimostrato l’accadimento di metà ottobre se non si prendono provvedimenti immediati il dibattito non continuerà a rimanere sui social, ma si trasferirà nei boschi, dove qualcuno potrebbe pensare di risolvere la questione in autonomia.