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Orsi e lupi, una convivenza possibile. Intervista a Luigi Boitani

Cinquant’anni fa, quando i lupi in Italia erano ridotti a un centinaio, il WWF ha lanciato l’Operazione San Francesco per salvarli. Per tutelare la specie si è chiesta l’istituzione di nuovi parchi e riserve (che sono arrivati poco dopo), si è spiegato al pubblico che il lupo non era un pericolo, e si è fatta molta ricerca scientifica. Il protagonista di quest’ultima, immortalato in decine di foto, era un giovane zoologo romano con i capelli lunghi. 

Oggi Luigi Boitani è in pensione, ma continua a seguire la situazione degli orsi e dei lupi italiani per conto dell’UICN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, e di altri enti. Molti tra i ricercatori che si occupano delle due specie sull’Appennino e sulle Alpi sono stati suoi allievi nelle aule dell’Università La Sapienza e sul campo.   

 

Nei mesi scorsi la vicenda dell’orso M49 in Trentino ha fatto discutere l’Italia. Ora l’animale dovrebbe essere tranquillo sui Lagorai. Cosa ne pensa? 

“La storia di M49 è stata montata ben oltre il necessario. Si tratta di un orso “allegro”, che non ha mai fatto del male all’uomo ma potrebbe diventare pericoloso. La Provincia di Trento ha lanciato una crociata contro di lui. Sembra che il presidente Fugatti voglia uno scalpo da mostrare ai suoi elettori”. 

Sulla vicenda del lupo, la posizione del Trentino è la stessa dell’Alto Adige, e di altre regioni alpine fuori dai confini italiani. 

“E’ vero, a chiedere il controllo del lupo è stata per prima la Provincia di Bolzano, e quella di Trento si è accodata subito. In realtà i dati sull’unico lupo dotato di radiocollare in Alto Adige, che si sposta tra la Val di Non e la Val d’Ultimo, dimostrano che l’animale non si è mai avvicinato alle greggi”. 

Ma la gente ha paura di incontrare i lupi sotto casa…

“E’ vero, ma in lupi in Abruzzo entrano regolarmente nei paesi e nessun umano è mai stato attaccato. La BBC ha dedicato un bel documentario a una lupa che, in Romania, traversava regolarmente una città senza fare del male a nessuno”. 

E le Alpi? Cosa si fa per rendere meno problematico l’avvicinarsi del lupo alle zone abitate? 

“Predico da una vita, sulle Alpi, che il ritorno del lupo non comporta pericoli per l’uomo. Svizzeri e tedeschi, che sono più pragmatici di noi, finalmente lo hanno capito. Certo, anche qualche lupo può diventare “allegro” e pericoloso. Ho contribuito a elaborare un protocollo per la gestione dei lupi confidenti per conto della Large Carnivore Initiative, un programma dell’UICN. Gli interventi previsti vanno da zero (cioè lasciare l’animale in pace) fino all’abbattimento”. 

Il lupo nelle Alpi orientali viene visto come un potenziale concorrente dai cacciatori. Una categoria che in alcune regioni conta molto, e che può influenzare la politica. 

“Mi sono occupato a lungo di questo problema in Toscana, ma lì i cacciatori hanno un atteggiamento tollerante, ti dicono “che danni vuoi che faccia un lupetto?” La stessa situazione c’è in Piemonte. Sulle Alpi orientali le frange più tradizionaliste dei cacciatori possono creare problemi, ma lo spazio per dialogare c’è. Sono stato invitato a tenere un seminario sul lupo alla prossima Expo Caccia di Riva del Garda, a marzo del 2020”.  

Quanti sono i lupi italiani? L’ultima stima, circa 1500, ha qualche anno

“Non esistono stime successive, ma credo che il totale sia più o meno quello. Sulle Alpi i lupi stanno tornando in tutto il territorio. Sull’Appennino diventano sempre più numerosi. Cervi, cinghiali e caprioli abbondano, ma a fare la differenza sono le carcasse di vacche e cavalli al pascolo. Per nutrirsi i lupi non hanno nemmeno bisogno di ucciderli”.

Dall’Appennino i lupi sono scesi a valle. Nel Lazio ne sono stati segnalati nella tenuta di Castel di Guido, accanto all’aeroporto di Fiumicino, e nel Parco di Veio alla periferia nord di Roma. Il giorno che ne verrà fotografato uno in città succederà un putiferio.

“Il lupo è uno straordinario opportunista, e se nessuno lo ostacola può arrivare anche a Villa Borghese. Ce n’è uno nella Tenuta Presidenziale di Castel Porziano, accanto al mare di Ostia”. 

Ai piedi delle Alpi succede qualcosa del genere? Ci sono lupi alla periferia di Torino o Milano? 

“Per ora no, sono città di pianura, lontane dalle montagne, circondate da zone abitate e industriali. Ma potrebbe accadere”.  

Cosa sta succedendo all’orso d’Abruzzo? Continuano le morti per cause evitabili, dagli investimenti stradali alla vasca-killer di Villavallelonga. 

“L’unica buona notizia è il consolidamento di un piccolissimo nucleo di orsi tra il Monte Genzana e la Majella. Ma la Regione Abruzzo ha un atteggiamento fallimentare, e la Regione Lazio è ancora peggio. I funzionari non si presentano nemmeno alle riunioni al Ministero dell’Ambiente”.     

La situazione politica in Italia è sempre in bilico. Un nuovo governo, con un ministro ostile a orsi e lupi, potrebbe creare pericoli per le due specie? Oppure le leggi e gli accordi internazionali impediscono di fare danni seri? 

“L’orso, con due popolazioni di circa 50 esemplari ciascuna, in Italia resta una specie a rischio molto elevato. Per il lupo la situazione è diversa. Il pericolo più serio per la specie, in questa fase, è l’ibridazione con i cani rinselvatichiti. Ma il lupo ormai è tornato praticamente dappertutto, ed è difficile pensare che possa essere sterminato”. 

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