
Come vi avevamo raccontato, Andrea Lanfri è riuscito a raggiungere la vetta del Putha Hiunchuli, il suo primo 7000.
“Fidatevi che i 7246 metri si sentono tutti. Il percorso per arrivare fino in vetta è stato così organizzato: dal campo base siamo saliti di 500 metri per pernottare al campo numero 1 a quota 5400 metri. La mattina seguente abbiamo raggiunto il campo numero 2 scalando altri 900 metri in verticale e, dopo aver dormito lassù, il terzo giorno siamo andati a piantare la bandiera a 7246 metri per poi tornare a passare la notte al campo numero 1 prima di rientrare al campo base” ha dichirato Lanfri. Ad accompagnarlo la guida alpina Luca Montanari.
“A 7246 metri ho trovato condizioni climatiche molto impegnative. Nonostante il sole, le temperature erano veramente molto basse”. Una condizione a cui dovrà però abituarsi, dato che l’obiettivo finale del 2020 è la scalata dell’Everest, dove ad attenderlo ci saranno altri 1600 metri di dislivello e temperature molto più rigide.
L’esperienza di Lanfri è stata molto positiva, soprattutto per quanto riguarda i test sulle protesi, che hanno risposto alla perfezione nonostante le grandi sollecitazioni sia a livello fisico, che climatico, dando ad Andrea tutte le certezze di cui aveva bisogno. “L’unico step che mi manca da completare – conclude Lanfri – è il discorso economico. La speranza è di riuscire a recuperare entro pochi mesi tutta la cifra necessaria per partire”.
Il rientro in Italia è previsto per il 6 novembre.