AlpinismoAlta quota

“Death Zone – Nanga Parbat”, il docufilm sulla discesa con gli sci di Cala Cimenti, Vitaly Lazo e Anton Pugovkin

Oggi e domani il CAI Milano ospiterà presso la sede di Via Duccio di Boninsegna 21/23, le prime proiezioni ufficiali di “Death Zone – Nanga Parbat”, docufilm dell’impresa realizzata sugli sci da Cala Cimenti, in compagnia dei russi Vitaly Lazo e Anton Pugovkin lo scorso luglio sulla nona montagna più alta del Pianeta. Due serate sold out da tempo, che vedranno la partecipazione anche dei diretti protagonisti.

La curiosità dei fortunati spettatori si è accresciuta nelle ultime settimane, dopo l’uscita del trailer a inizio ottobre.

Nanga Parbat. La vetta e la discesa sugli sci

Il trio italo-russo raggiunge la vetta del Nanga Parbat senza ossigeno supplementare il 3 luglio 2019 alle ore 14:46, per poi iniziare la discesa con gli sci partendo da una piazzola allestita pochi metri sotto la cima. Pugovkin decide di scendere a piedi. Lazo toglie gli sci a 7.800 metri. Cala Cimenti decide di sciare fino al C4. Non basterà a fermarlo il formarsi di uno zoccolo di neve e ghiaccio sotto gli sci. Rimosso l’ostacolo ricomincerà a scendere lungo la montagna, impiegando 6 ore per aggiungere C4, quando ormai è mezzanotte.

Il giorno successivo riescono a sciare fino a C3. Rinunceranno agli sci per affrontare il ripido Muro Kinshofer, per poi riagganciarli e proseguire fino alla fine del ghiacciaio.

La sfida segnerà una pietra miliare delle reciproche esistenze. Non solo per le difficoltà affrontate, per l’alto rischio di valanghe, per la fatica di portare sulle spalle zaini pesanti e sci. Ma soprattutto per aver vissuto l’avventura del Nanga con un profondo spirito di squadra. Una esperienza a tre iniziata non certo in maniera facile a causa della barriera linguistica. Ostacolo ben presto superato con una grande capacità di unire le proprie competenze professionali per raggiungere un obiettivo comune.

Nel docufilm è presente anche una breve intervista video a Reinhold Messner, incontrato dal gruppo al campo base durante la spedizione.

Il progetto “Death Zone Freeride”

L’esperienza del Nanga rappresenta la terza tappa di un progetto più ampio, dal titolo “Death Zone Freeride”. L’idea, nata dalla collaborazione tra Lazo e Pugovkin, è di salire 5 tra le vette più alte della Terra senza ossigeno supplementare – Everest, K2, Manaslu, Annapurna e Nanga Parbat – e scendere con gli sci ai piedi.

I russi hanno realizzato l’impresa su Manaslu (8.163 m) nel 2017 e Annapurna (8.091 m) nel 2018 prima dell’entrata in squadra di Cala Cimenti nella spedizione diretta al Nanga Parbat. Prossimi obiettivi per il 2020 saranno l’Everest e il K2.

Ogni tappa del progetto è stata raccontata attraverso documentari video. Anche nel caso del Nanga Parbat, il docufilm in uscita realizzato mediante montaggio di riprese video e con drone, è nato ancor prima della partenza. Come si legge sul sito del progetto www.deathzonefreeride.com, obiettivo era di raccontare “la lotta che ogni alpinista vive contro se stesso e la natura”.

Non resta che sperare di poterlo vedere presto in versione integrale per scoprire se siano riusciti nell’intento.

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Un commento

  1. Vien voglia ad anzianotto di..pattinare su ghiaccio orizzontale di lago o escursione con sci fondo su qualche piatta piana di Altopiano.Massimo discesa slow su pistina baby con tapis roulant per la risalita.Pure rischiando infartino.
    Largo ai giovani!

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