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1919-2019. L’evoluzione dei ghiacciai del Monte Bianco in un confronto fotografico

Come apparivano i ghiacciai del Monte Bianco a inizio Novecento? E quanto sono cambiati in 100 anni? Curiosità cui le immagini satellitari, acquisite soltanto da alcuni decenni, non possono dare risposta. L’Università di Dundee, in Scozia, ha però trovato delle testimonianze preziose del 1919. Scatti effettuati da Walter Mittelholzer, un pilota di biplano, in sorvolo sul Monte Bianco.

Tre scatti ripetuti a 100 anni di distanza

Le immagini sono state riprodotte nell’agosto 2019 da un team di ricercatori, per effettuare un confronto dei ghiacciai “ieri ed oggi”, secondo la metodica della Repeat Photography, che abbiamo avuto il piacere di approfondire con il fotografo Fabiano Ventura lo scorso mese.

Una tecnica che prevede di immortalare i paesaggi da analizzare dalle stesse prospettive in cui sono state realizzate le immagini dei pionieri della fotografia di montagna. In tal modo riuscendo ad effettuare confronti puntuali delle aree del ghiacciaio e valutarne l’evoluzione nel corso di un secolo sotto l’effetto dei cambiamenti climatici.

Autori della ricerca fotografica sono i ricercatori Kieran Baxter e Alice Watterson del 3DVisLab del Duncan of Jordanstone College of Art and Design, parte dell’Univeristà di Dundee.

La coppia di scienziati ha realizzato tre ripetizioni delle foto di Mittelholzer, librandosi in volo con un elicottero sui ghiacciai del Bianco.

La tecnica del monoplotting

Per ottenere copie perfette dell’immagine d’epoca hanno utilizzato un procedimento denominato “monoplotting”, una derivazione della monofotogrammetria. In parole semplici, tale metodo, conoscendo le coordinate reali di un minimo di quattro punti di controllo visibili sulla foto, consente di stimare la posizione del fotografo e l’orientamento della camera. Sono così stati in grado di triangolare la posizione precisa della camera del pilota di inizio Novecento nello spazio aereo, utilizzando come punti di riferimento per la geolocalizzazione le vette e le guglie del paesaggio alpino

Una significativa perdita di massa glaciale

Le immagini ottenute a quota 4.700 metri dal Dottor Baxter, poste a confronto con le originali, hanno portato alla conclusione di una significativa perdita in massa da parte dei ghiacciai dell’Argentiere, del Bossons e la Mer de Glace, sul versante francese del Monte Bianco.

“Il grado di perdita di massa glaciale è risultato evidente già solo guardando i ghiacciai dall’alto – ha dichiarato il ricercatore – ma la controprova è arrivata soltanto a seguito della comparazione delle immagini, una a fianco all’altra. A quel punto sono stati resi visibili i cambiamenti avvenuti nell’arco di 100 anni. È stata una esperienza mozzafiato e spezzacuore allo stesso tempo, soprattutto sapendo che lo scioglimento è accelerato in maniera massiccia negli ultimi decenni”.

Il paradosso di Baxter

Al di là dei significativi risultati ottenuti, importanti a scopo di ricerca, il dottor Baxter ha tenuto a sottolineare quanto l’impresa compiuta dall’Università di Dundee non sia stata decisamente eco-friendly. Il volo effettuato dai due ricercatori, per loro stessa ammissione, non può che essere considerato fonte di inquinamento. Purtroppo per i mezzi aerei ancora non esistono carburanti alternativi. Pertanto si è tentato di pianificare al meglio i voli per renderli quanto più brevi. Fortuna ha voluto che il meteo fosse propizio, così da ottenere al primo tentativo delle foto di immenso valore.

Un paradosso quello tra inquinamento da voli aerei e fotografia in quota, che Baxter ritrova anche nella stessa figura del pilota Mittelholzer.

“Mittelholzer ha giocato un ruolo chiave nel rendere popolari i voli commerciali in Svizzera, un settore che ironicamente ha anche contribuito al surriscaldamento del clima e al peggioramento delle condizioni dei paesaggi alpini che i piloti pionieri conoscevano e amavano”.

“Anche qualora fossimo in grado di ridurre drasticamente la nostra dipendenza dai combustibili fossili – ha concluso Baxter – resterà ben poco ghiaccio da fotografare tra 100 anni”.

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5 Commenti

  1. Che tristezza vedere queste cose, chi va in montagna sa cosa sta succedendo è evidente, ma purtroppo i provvedimenti solo “acqua calda “

  2. “Qualora fossimo in grado di ridurre drasticamente la nostra dipendenza dai combustibili fossili – ha concluso Baxter – resterà ben poco ghiaccio da fotografare tra 100 anni”.

    mi pare più corretto: “Qualora NON fossimo….

    1. Eh no, i ghiacciai alpini sono finiti in ogni caso. Anche nel caso di riduzione drastica (drastica) delle emissioni, nel 2100 la massa glaciale alpina sarà il 5% dell’attuale. Diciamo calotte sommitali del Bianco e qualcosina sul Rosa, tutto il resto sarà solo un bel mucchio di sfasciumi. La fonte è una ricerca dell’European Geoscience Union.
      I ghiacciai sono come i cardellini per i minatori del 1800, ora che sono praticamente morti quello che possiamo fare è solo ridurre le emissioni e salvarci da una possibile estinzione.

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