Film

“Il Cercatore di Infinito”. La vita di Armando Aste in un film

La Marmolada è stata negli scorsi giorni scenario delle riprese de “Il Cercatore di Infinito”, documentario dedicato alla figura di Armando Aste.

La pellicola, a firma dei registi Andrea Azzetti e Federico Mazza, sarà un viaggio tra i luoghi che hanno formato la personalità del grande scalatore e poeta della montagna. La vedremo probabilmente presentata nel 2020 al Film Festival della Montagna di Trento.

Se gran parte del documentario sarà focalizzato sul Trentino, regione di origine di Aste, nato a Reviano di Isera (TN) il 6 gennaio 1926, il finale sarà invece ambientato in Burundi. È qui che l’associazione Spagnolli sta costruendo un reparto maternità a Buyengero. Merito è anche di Aste che ha lasciato una ingente somma in eredità alla Onlus, in virtù della profonda amicizia che lo legava al senatore Spagnolli, di cui l’associazione porta il nome.

Le riprese sono iniziate a fine luglio a Rovereto, dove la troupe tornerà nei prossimi giorni per gli ultimi ciak italiani prima di volare in Africa.

Alpinismo e spiritualità

Il documentario è nato da un’idea di Andrea Azzetti e Federico Massa, già autori di una pellicola su Ettore Castiglione. Proseguendo nello stesso stile, cercheranno di concentrarsi più sull’Aste uomo che sulle sue imprese in parete. A due anni dalla morte, avvenuta il 1 settembre 2017, i registi auspicano con questo documentario a rendere immortale il suo pensiero. Il suo modo di vivere l’alpinismo come spunto di riflessione sull’uomo e i suoi limiti.

Le prime riprese sono iniziate nei luoghi che hanno segnato i primi anni di vita dello scalatore, nella valle di Cavazzino, dove si trova il vecchio mulino in cui l’alpinista trascorse l’infanzia insieme al nonno mugnaio. Registi e crew si sono poi spostati nel comune di Sacco, dove Aste svolse attività di catechista e ancora alla Manifattura Tabacchi di Rovereto, dove fu impiegato per una vita come operaio.

Non manca nell’elenco nei luoghi tappa la biblioteca “Tartarotti” di Rovereto, depositaria dell’archivio dello scalatore, impegnata in un lavoro di inventario delle sue attrezzature, foto, ricordi, allo scopo di aprire un piccolo museo.

Tra le località di montagna, che raccontano l’Aste alpinista, non poteva mancare la guglia di Castel Corno, punto di partenza della sua carriera in quota. A seguire la Marmolada, dove per l’appunto la troupe è giunta negli scorsi giorni. Qui grande protagonista sarà la via ideale, uno dei tracciati simbolo della carriera alpinistica di Armando.

Necessariamente si è dovuta attuare una selezione delle cime più rappresentative da raccontare nel documentario. Di vetta in vetta in un viaggio che diventa una indagine sulla fede dell’alpinista.

Il film è prodotto dalla padovana AVilAB, dalla trentina GiUMa Produzioni e dalla inglese The Old Film Farm in collaborazione con Trento Film Commission, con il contributo del Centro di Cinematografia e Cineteca del CAI, di SAT, MONTURA, della Comunità della Vallagarina, del Comune di Rovereto e della Regione Veneto Unione Europea POR – FESR Veneto 2014-2020.

La storia di Armando Aste

Armando Aste nasce a Reviano di Isera (TN) il 6 gennaio 1926. Primogenito di una famiglia umile. Il padre Giuseppe è contadino, la madre Maria lavora alla Manifattura Tabacchi di Rovereto. Nei primi anni di vita trascorre le giornate con il nonno mugnaio in un mulino di montagna. Dopo i primi studi scolastici inizia a lavorare all’età di 15 anni. Prima come fattorino in un’ azienda di spedizioni, poi come portiere d’albergo. E ancora nel settore dei lavori stradali con la ditta Mayer finche nel 1943 non viene precettato dalla Wehrmacht che lo trasferisce a Merano, a lavorare presso le ex caserme di cavalleria di Maia Bassa. Nel 1944 Armando viene assunto come operaio alla Manifattura Tabacchi di Rovereto, dove lavorerà fino al pensionamento.

Nel dopoguerra diventerà uno dei più grandi scalatori italiani. La sua attività alpinistica si è concentrata soprattutto sulle Dolomiti, dove ha firmato numerose prime ascensioni, prime invernali e prime solitarie. Accanto al gruppo di Brenta, ha riportato grandi risultati anche in Sudamerica e su altre vette alpine. Da ricordare la sua partecipazione alla spedizione che firmò la prima ripetizione italiana alla nord dell’Eiger nel 1962. Fu anche tra i primi a salire le Torri del Paine, in Patagonia.

Accanto alla sua competenza in parete è ricordato per la sua umiltà e modestia. Un uomo dotato di grande spiritualità, come si evince dalla lettura del suo libro “Pilastri del Cielo”.

“Mi rendo conto che l’idealità che ispira l’alpinismo non può essere compresa da coloro che riguardano ogni cosa sotto l’aspetto utilitario – si legge in uno dei passi più intensi – e che nella frenetica ricerca di orgogliose ambizioni da soddisfare non hanno tempo di pensare”.

Armando, per gli amici Armandone, é deceduto a Rovereto il 1° settembre 2017 alle ore 18:30.

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