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Ghiacciai Alpi Orobie. Estate 2019 meno catastrofica del 2018, ma non è una vittoria

Estate 2018 vs estate 2019. Quale stagione ha inciso maggiormente sulla salute dei ghiacciai alpini? Una risposta parziale la fornisce lo splendido time-lapse diffuso sui social dal Servizio Glaciologico Lombardo negli scorsi giorni. Un video che mostra a confronto le fasi di scioglimento della neve nelle due estati sul ghiacciaio del Lupo, nelle Orobie valtellinesi.

356 giorni, come abbiamo ormai  imparato, sono un tempo molto limitato sulla scala geologica. E difficilmente ci aspetteremmo di individuare delle differenze significative nell’andamento della copertura nevosa di un ghiacciaio tra un anno e l’altro. Eppure è esattamente ciò che questo video ci mostra.

Finchè c’è neve sui ghiacciai c’è speranza

Come si legge nel post di accompagnamento al video sulla pagina Facebook del Servizio Glaciologico Lombardo, “la neve è il nutrimento del ghiacciaio”. Sul ghiacciaio del Lupo, che si estende tra i 2400 e i 2700 metri di quota, il manto nevoso si deposita da ottobre a maggio, per poi fondere in estate in maniera graduale.

Per avere un ghiacciaio in salute la neve non deve mai fondere completamente: “Se a fine estate il ghiacciaio è grossomodo coperto per oltre la metà della sua superficie da neve residua il suo bilancio sarà di equilibrio. Se invece la neve scompare già durante l’estate lasciando tutto il ghiacciaio scoperto, il bilancio sarà fortemente negativo”.

Il time-lapse mostra nello specifico il range temporale compreso tra il 17 giugno e il 26 agosto, per l’anno 2018 e  2019.

Andamento 2018

“Nel 2018 il ghiacciaio ha iniziato a scoprirsi già l’8 luglio contro il 25 luglio del 2019 – spiega ancora la nota del SGL – .Giova ricordare come a fine agosto nel 2018 il ghiacciaio era quasi completamente scoperto, tanto che la fusione, protrattasi per tutto settembre, ha provocato il peggior bilancio di massa da quando si rilevano i dati”. 

Andamento 2019

Il 2019 è partito con un bel vantaggio in termini di innevamento, grazie soprattutto al recupero di maggio, vantaggio che è stato parzialmente eroso dal caldo record di giugno. Il 27 giugno alla vicina stazione del Bivacco Corti a 2509 m, attiva dal 2006, è stata raggiunta la temperatura di 23,4°C, frantumando il record precedente di 20,6°C risalente al 24 agosto 2016″ riferisce il Servizio Glaciologico Lombardo, aggiungendo:Quest’anno la neve a fine agosto copre ancora il 30-40% della superficie, quindi il bilancio già oggi è negativo, con ancora fino a un mese di fusione potenziale davanti, sebbene meno catastrofico dello scorso anno”.

Dietro un bilancio positivo una sconfitta clamorosa

Se l’estate che volge al termine si è dimostrata meno impattante sulla salute dei ghiacciai, si può ipotizzare che essa rappresenti un segnale positivo per il futuro? Qualcosa sta migliorando alle alte quote alpine? Domande forse retoriche che, per curiosità, abbiamo voluto porre al dott. Riccardo Scotti del Servizio Glaciologico Lombardo.

“Un segnale di speranza sarebbe vedere quantomeno un susseguirsi di anni sempre meno negativi. Qui siamo di fronte alla normale variabilità che avviene anno per anno. A voler essere ancora più precisi, a inizio giugno il ghiacciaio era coperto da 7 m di neve, il secondo miglior valore da quando si rilevano i dati (1996), secondo solo al 2001. In tutti gli anni precedenti nei quali a giugno era coperto da almeno 6 m di neve a giugno (2001, 2009, 2013, 2014), il ghiacciaio aveva poi chiuso l’estate con un bilancio positivo. Per questo motivo ci saremmo aspettati un risultato ben diverso.

Invece la fusione estiva quest’anno, causata principalmente dalle alte temperature, è riuscita nell’impresa di provocare l’ennesimo bilancio negativo. Per questo motivo, viste le premesse, il fatto che il ghiacciaio a fine agosto stia solo leggermente meglio rispetto al 2018 è più una sconfitta clamorosa.

Gli eventi dell’estate appena conclusa sono l’ennesima prova che il cambiamento climatico antropogenico si sta manifestando in modo sempre più prepotente sulle Alpi, ormai neppure stagioni di accumulo eccezionalmente positive riescono a compensare il caldo estivo, significa che difficilmente seguendo questo trend, riusciremo a vedere anche solo singole annate positive per i ghiacciai. La loro fusione sarà sempre più rapida.

Ogni anno ormai ci troviamo di fronte a situazioni anomale, difficilmente immaginabili fino a qualche anno fa. Non ci sono soluzioni tampone per arginare questo problema, è necessario agire alla radice riducendo drasticamente le emissioni climalteranti, solo in questo modo sarà possibile preservare almeno i ghiacciai posti alle quote più elevate, altrimenti spariranno quasi completamente nei prossimi decenni” . 

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