Alpinismo

Unterkircher primo uomo sul Mount Genyen

immagine

SICHUAN, Cina — Fino a ieri, quella parete non conosceva passi umani. Oggi sulla vetta sventola la bandiera italiana. Prima ascensione assoluta del colosso cinese del Mount Genyen (6240 metri) dall’inviolata parete Nord. In puro stile alpino. Autori di questo capolavoro alpinistico, Karl Unterkircher, Walter Nones, Gerold Moroder e Simon Kehrer, che hanno centrato l’obiettivo della loro spedizione a tempo di record.

La conquista è avvenuta martedì 16 maggio alle 17.40, dopo due giorni e mezzo di saliscendi dalla montagna. Il Mount Genyen (6.240 metri d’altezza) sorge nel mezzo di uno spettacolare e inviolato anfiteatro di cime senza nome nella regione del Sicuan, che confina con l’estremo oriente del Tibet.

Karl Unterkircher, nato a Selva Val Gardena il 27 agosto 1970, è guida alpina, presidente dell’Aiut Alpin Dolomites e membro del gruppo alpinistico dei Catores. Fu autore della straordinaria accoppiata Everest – K2 senza ossigeno nel giro di due mesi durante la spedizione K2 2004.

Walter Nones, nato a Cavalese (TN) 34 anni fa, è Appuntato dell’Arma dei Carabinieri e aspirante guida alpina. Ha salito al K2 senza ossigeno con la spedizione K2 2004 e vanta numerose salite nelle Dolomiti, due cime Himalayane (Island Peak e Lobuche Peak, dove ha aperto una nuova via), McKinley e Aconcagua.

Gerold Moroder, storico compagno di cordata di Unterkircher, varia numerosissime prime ascensioni in Dolomiti (gruppi Sella, Odle-Puez, Sasso lungo) e importanti esperienze in Patagonia.

Simon Kehrer, solo ventisettenne, è guida alpina e straordinariamente abile in ogni disciplina alpinistica: su roccia, su ghiaccio, con gli sci e in alta quota.

 
"E’ stata una bellissima salita alpinistica, più difficile del previsto – racconta Unterkircher -. Abbiamo superato prima tratti di ghiaccio durissimo, poi una cresta di roccia e più su molti seracchi. La parte finale era molto carica di neve e superarla è stato faticosissimo".
 
Walter Nones continua il racconto della salita: “Siamo arrivati solo ieri a mezzogiorno al campo base e siamo ancora un po’ fusi per colpa della stanchezza. In pratica abbiamo completato l’intera traversata della montagna, salendo dalla parete Nord e scendendo da Sud, lungo la via che si presume abbiano tracciato i giapponesi”.
 
“Si presume” perché pare che la loro salita in vetta dal versante Sud non sia del tutto provata e gli italiani potrebbero essere i primi conquistatori del massiccio.
 
Scendendo lungo il presunto itinerario giapponese, Unterkircher e compagni hanno trovato una traccia dubbia e a tratti impraticabile. Lo stesso Tashi – accompagnatore della spedizione di Unterkircher e originario del luogo – avrebbe consigliato di verificare la veridicità dell’ascensione giapponese.
 
Un’altra precisazione è doverosa sul nome della montagna. “Abbiamo scoperto che quello esatto è Genye – racconta Armin Wiedmann, il cameraman della spedizione, che con la sua telecamera sta rubando frammenti di storia e di cultura locale. "Nella lingua locale Genye significa: rinuncio a tutto quello che mi lega al mondo per entrare nella vita spirituale e monacale".
 
"Si tratta di un concetto molto complesso – continua Wiedmann – ma che in una sola parola descrive quel che succede qui. E’ una zona sacra, dove si raccolgono solo i monaci buddhisti per meditare e pregare le loro divinità, ad ognuna delle quali corrisponde una precisa cima dell’anfiteatro”.
 
Il misticismo del luogo ha creato qualche difficoltà agli alpinisti nei giorni scorsi. I monaci locali hanno tentato più volte di dissuaderli dall’impresa di violare il monte sacro, perchè credevano che per l’uomo non fosse possibile andare in alta quota. Com’è stata risolta la diatriba? "Semplice: abbiamo scalato la montagna senza dire nulla ai monaci!”, scherza  Unterkircher.
 
"Qualcuno di loro in realtà lo sa  – spiega Nones -. Siamo in un luogo totalmente inesplorato e i monaci non sono abituati a vedere gente. Così vengono tre volte al giorno a vedere cosa stiamo facendo e a volte ci spiano con il binocolo. Hanno visto le foto della scalata insieme a noi, ne sono rimasti affascinati!”.
 
Ora, i quattro assi dell’alpinismo italiano si concederanno qualche giorno di meritato riposo, da trascorrere pianificando le prossime salite.
 
“Qui intorno ci sono innumerevoli pareti di granito che sembrano solo aspettare noi – racconta ancora Unterkircher -. C’è ancoa quella piramide eccezionale che ci ha fatto innamorare a prima vista. Dobbiamo solo decidere quando attaccarla”.
 
La spedizione alpinistico-esplorativa è partita dall’Italia il 30 aprile scorso e giunta al campo base il 9 maggio. La missione rientra nella ristretta cerchia delle spedizioni targate Up Project: ovvero il marchio d’eccellenza nell’alpinismo e l’esplorazione.
 
 
Sara Sottocornola

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close