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Monte Bianco, avanza la candidatura a Patrimonio UNESCO

La candidatura del Monte Bianco a patrimonio mondiale UNESCO, riconoscimento cui la regione Valle d’Aosta aspira da tempo, inizia a muovere i primi passi. Dopo tre anni di attesa il dossier da sottoporre alla Commissione è stato finalmente presentato a Roma, al coordinamento del “Focal Point” nazionale per l’attuazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale UNESCO.

A illustrare la proposta di candidatura del Monte Bianco a Patrimonio mondiale UNESCO come “paesaggio culturale” è stato l’assessore all’ambiente della Regione Valle d’Aosta Albert Chatrian, accompagnato a Roma da una delegazione composta da dirigenti e funzionari del Ministero dell’ambiente e dell’Assessorato e da rappresentanti della “Fondazione Montagna sicura”. A sostenere il progetto era presente all’incontro anche Paolo Angelini, capo della delegazione italiana per la “Convenzione delle Alpi”.

“Abbiamo deciso di proporre la classificazione del Monte Bianco a “Paesaggio culturale” per il legame che il massiccio più alto d’Europa ha verso l’alpinismo e nei confronti dei rifugi di montagna oltre a rappresentare luogo unico per la sua bellezza naturalistica e sito privilegiato per la ricerca scientifica – ha spiegato Chatrian – Dopo pochi mesi, ci troviamo a Roma, negli uffici “UNESCO”, per sostenere sempre di più la nostra proposta di candidare il Monte Bianco all’interno del “World heritage list UNESCO”. Quello odierno è stato un incontro molto proficuo e siamo consapevoli che solo in sinergia con il Ministero dei Beni culturali e con i nostri partner francesi e svizzeri riusciremo a proseguire positivamente il nostro percorso”.

Natura e alpinismo sono quindi i principi cardini su cui la Valle d’Aosta punta per conquistare il riconoscimento. Ma c’è chi, come Silvia Graziani, referente della associazione Guide Turistiche Italiane, esprime perplessità nei confronti degli effettivi benefici che il riconoscimento UNESCO potrebbe avere su un ambiente da salvaguardare. La Commissione UNESCO sta mostrando infatti negli ultimi anni, a detta della Graziani, una tendenza a riconoscere come luoghi di valore naturalistico aree a vocazione economica, come avvenuto di recente per la zona del Prosecco: “Negli ultimi anni si è distrutto il suolo per piantare “Prosecco”, divenuto una monocoltura a svantaggio di vigneti autoctoni. Difficile comprendere come un suolo massacrato possa diventare “Patrimonio dell’Umanità”. Hanno vinto il brand e il turismo facile”.

Una opinione cui fa da eco la voce dell’ex presidente della Regione Valle d’Aosta Luciano Caveri, che ha definito lo scorso anno nel suo blog il riconoscimento UNESCO come “un côté comico per un’Istituzione internazionale che deve la sua notorietà più che per le cose fatte per l’abilità di avere inventato un marchio che tutti inseguono”. Un riconoscimento che dunque porterebbe più turismo che protezione all’ambiente montano. “Per questo concorre il Monte Bianco, anche se a lanciare l’idea sono stati gli ambientalisti, che pensano a chissà quale forma conseguente di protezionismo, che non c’è affatto. Questo contenitore, come gli altri, è ormai un guazzabuglio senza una vera logica e con il complesso di dimostrare che non si premia solo l’Occidente ma si dà spazia ad ogni dove, nel nome del “politicamente corretto” . Mentre scrivo gli ispettori “UNESCO” attraversano il mondo per allungare a dismisura le liste sino all’ultimo sgabuzzino, al residuo pizzo o vecchio merletto, alla vetta elevata o alla fossa incassata”.

Un iter lungo 3 anni

Il primo passo nella proposta di candidatura del Monte Bianco a patrimonio mondiale, per garantire al massiccio una maggiore tutela, risale al febbraio 2017, con il voto all’unanimità della giunta comunale di Chamonix per iniziare la procedura di riconoscimento. Un voto che segna una svolta dopo 20 anni di proposte e discussioni attorno al tema della candidatura, mai diventate fattive. Il Monte Bianco era difatti già stato inserito a livello nazionale nelle possibili proposte UNESCO dal 2000 ma mancava prima del 2007 l’impegno delle autorità e degli amministratori locali perché il procedimento potesse proseguire. Un ritardo dovuto, a detta di Barbara Ehringhaus, Presidente dell’associazione ProMont Blanc, al timore da parte di alcuni amministratori di eventuali limitazioni imposte da un simile riconoscimento nel settore turistico o in quello delle infrastrutture.

A seguito della votazione della Giunta si è dato subito il via alla stesura del dossier, tre anni di intenso lavoro che hanno portato alla documentazione presentata a Roma il 9 luglio 2019.

I siti italiani “Patrimonio UNESCO”

Con il riconoscimento a patrimonio mondiale dell’Umanità delle colline del prosecco di Conegliano Veneto e Valdobbiadene, ufficializzato di recente nel corso del 43esimo incontro del Comitato del “Patrimonio mondiale UNESCO” a Baku, capitale dell’Azerbaigian, i siti UNESCO in Italia salgono a 55.

Il marchio di  “patrimonio mondiale” è nato nel 1972, quando l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha adottato la Convenzione per proteggere i siti di “eccezionale valore universale”, che vengono oggi selezionati sulla base di 10 criteri – culturali e naturali. Annualmente l’UNESCO aggiorna la lista, che al momento raggruppa 168 siti riconosciuti nei 15 stati membri, oltre a 134 transfrontalieri.

Di seguito i 55 siti UNESCO in Italia:

  1. 1979 Arte Rupestre della Val Camonica
  2. 1980 La Chiesa e il convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie e il ‘Cenacolo’ di Leonardo da Vinci
  3. 1982 Centro storico di Firenze
  4. 1980 e 1990 Centro storico Roma
  5. 1987 Piazza del Duomo a Pisa
  6. 1987 Venezia e la sua Laguna
  7. 1990 Centro Storico di San Gimignano
  8. 1993 I Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri di Matera
  9. 1994 La città di Vicenza e le ville del Palladio in Veneto
  10. 1995 Ferrara, città del Rinascimento, e il Delta del Po
  11. 1995 Centro storico di Siena
  12. 1995 Centro storico di Napoli
  13. 1995 Crespi d’Adda
  14. 1996 Trulli di Alberobello
  15. 1996 Castel del Mont
  16. 1996 Centro storico di Pienza
  17. 1996 Monumenti paleocristiani di Ravenna
  18. 1997 Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata
  19. 1997 Costiera Amalfitana
  20. 1997 Area Archeologica di Agrigento
  21. 1997 La Reggia di Caserta
  22. 1997 Portovenere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto)
  23. 1997 Modena: Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande
  24. 1997 Villaggio Nuragico di Barumini
  25. 1997 L’Orto botanico di Padova
  26. 1997 Residenze Sabaude
  27. 1997 La Villa Romana del Casale di Piazza Armerina
  28. 1998 Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
  29. 1998 Zona Archeologica e Basilica Patriarcale di Aquileia
  30. 1998 Centro Storico di Urbino
  31. 1998 Zona Archeologica e Basilica Patriarcale di Aquileia
  32. 1999 Villa Adriana (Tivoli)
  33. 2000 Assisi, La Basilica di San Francesco e altri siti Francescani
  34. 2000 Isole Eolie
  35. 2000 Città di Verona
  36. 2001 Villa d’Este (Tivoli)
  37. 2002 Val di Noto
  38. 2003 Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia
  39. 2004 Necropoli Etrusche di Cerveteri e Tarquinia
  40. 2004 Val d’Orcia
  41. 2005 Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica
  42. 2006 Genova, le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli
  43. 2008 La ferrovia retica nel paesaggio dell’Albula e del Bernina
  44. 2008 Mantova e Sabbioneta
  45.  2009 Dolomiti
  46. 2011 Siti palafitticoli preistorici delle Alpi
  47. 2011 I longobardi in Italia. Luoghi di potere
  48. 2013 Monte Etna
  49. 2013 Ville medicee
  50. 2014 Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato
  51. 2015 Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale
  52. 2017 Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale
  53. 2018 Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa
  54. 2018 Ivrea città industriale del XX secolo
  55. 2019 Le colline del prosecco di Conegliano Veneto e Valdobbiadene
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