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Trentasette trappole mortali per l’orso

L’Italia, ancora una volta, sta giocando con la sopravvivenza dell’orso marsicano. Solo così è possibile commentare la notizia che arriva dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che è nato 96 anni fa per salvare dall’estinzione questo animale unico al mondo, di cui restano dai 50 ai 60 esemplari.

Come molti ricorderanno, nel novembre 2018 un’orsa e i suoi due cuccioli sono annegati in una vasca per l’abbeverata del bestiame, costruita con muri in cemento verticali, in località Le Fossette, in Comune di Villavallelonga, nella Zona di Protezione Esterna del PNALM. Al dolore si è aggiunta la rabbia quando si è scoperto che nella stessa vasca, otto anni prima, erano morti un’altra orsa e il suo cucciolo e si è saputo che la vasca, insieme al terreno in cui era stata costruita decenni fa, appartiene ai discendenti di Erminio Sipari, il primo presidente del Parco.

Pochi giorni dopo l’incidente di novembre, il personale del PNALM ha vuotato la cisterna da un metro e mezzo d’acqua, ha installato una recinzione elettrificata alimentata da un pannello solare e ha chiesto al Comune e ai proprietari un intervento definitivo. Poi sull’Abruzzo è scesa la neve, e della vasca-killer di Villavallelonga non si è più parlato.

Due mesi fa, il 25 aprile, un comunicato a firma di Renato Di Cola, direttore facente funzione del Parco, ha annunciato che i guardaparco hanno individuato ben “37 strutture, ricadenti nei territori di 16 Comuni, per le quali è opportuno realizzare interventi che consentano di garantire l’incolumità degli animali selvatici”. “La messa in sicurezza di queste strutture costituisce questione prioritaria” proseguiva nel suo comunicato Di Cola. Da allora, però, sulla vicenda è sceso nuovamente il silenzio.

Solo il 18 giugno l’associazione Salviamo l’Orso ha ripreso pubblicamente la questione. “Chiediamo al PNALM che la lista di queste 37 strutture e dei 16 Comuni sia resa pubblica” scrive Salviamo l’Orso “altrimenti si rischia che come è avvenuto purtroppo in passato il censimento rimanga un inutile esercizio che non produce alcun risultato. Denunceremo pubblicamente e alla magistratura i sindaci inadempienti”.

Le buone notizie fornite dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise relative alle nascite di orsi (quest’anno sono stati censiti 11 cuccioli) non cambiano sostanzialmente le cose. Se l’orso marsicano, come si afferma da decenni, è una delle meraviglie d’Italia, la sua tutela non può aspettare mesi e anni. Se per il governo e le tre Regioni interessate la tutela della natura fosse davvero importante, quelle 37 tra vasche e altri buchi potenzialmente mortali potrebbero essere chiusi in una settimana. Non ci sono i fondi, non ci sono i permessi? Sappiamo che il direttore di un Parco, specie se “facente funzione”, non ha grandi poteri.

Da anni, come denunciano Cai, Wwf, Italia Nostra e Legambiente, metà dei parchi nazionali italiani (tra loro Dolomiti Bellunesi, Cinque Terre, Foreste Casentinesi, Sibillini, Majella, Gargano e naturalmente il PNALM) non ha un presidente o un direttore. Una mancanza, come il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ben sa, che riduce la capacità dei parchi di gestire il territorio.

Certo, sul terreno qualcosa di buono si fa. Nei giorni scorsi l’Oasi Wwf delle Gole del Sagittario, sul confine del PNALM, ha chiuso con una griglia di ferro un pozzo incustodito nel Comune di Anversa degli Abruzzi. Salviamo l’Orso, con gli studenti Erasmus dell’Università inglese di Plymouth, ha rimesso in efficienza, accanto alla Statale Marsicana, i catarifrangenti e i cartelli che servono a limitare gli incidenti tra autoveicoli e orsi. La stessa associazione, a Vastogirardi e in altre località del Molise, informa i residenti sui problemi legati al ritorno dell’orso. “Divulghiamo informazioni sulla biologia del plantigrado, sugli strumenti tecnici e pratici per la sua salvaguardia, sulle buone pratiche di convivenza uomo-orso” spiega l’associazione.

Intanto, l’emergenza delle 37 vasche e voragini c’è ancora, e l’elenco non è stato reso pubblico. Escursionisti e ambientalisti possono dare una mano, ma hanno bisogno di essere indirizzati e organizzati. La Protezione civile o l’Esercito potrebbero mettere tutto in sicurezza in pochi giorni. All’Aquila, da un anno e mezzo, esiste un battaglione di Alpini che comprende dei reparti di genieri. Potrebbero intervenire in breve tempo, ma qualcuno deve dare l’ordine di partire.

Fino a oggi non sono arrivate indicazioni operative dal governo né dai presidenti delle Regioni Lazio, Abruzzo e Molise. Il prossimo incidente mortale per gli orsi potrebbe essere dietro l’angolo.

 

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