Montagna.TV

In 200 sull’Everest, ingorghi e code di oltre 2 ore

In 200, tra alpinisti e guide sherpa, sono partiti questa mattina dal campo 4 sul versante nepalese dell’Everest per raggiungere la vetta.

Come prevedibile, si sono registrate code e ingorghi con attese di più di due ore. Un bollettino che sembra quello dell’Anas ad agosto per attraversare il tunnel del Monte Bianco, ma che si riferisce agli oltre 8000m dell’Everest.

Quella delle code è una situazione conosciuta sul Tetto del Mondo, ma che da qualche anno si era riusciti ad arginare grazie ad una maggiore organizzazione tra le varie agenzie. Evidentemente quest’anno, con probabilità a causa delle minori finestre di bel tempo e dei ritardi nell’attrezzare la via, qualcosa non ha funzionato e le ascese si sono concentrate in pochi giorni: nella prima finestra erano saliti in vetta in circa 150, tra ieri ed oggi in più di 200. In molti infatti non hanno voluto attendere oltre al campo base per paura del ritorno dei venti di jet stream e che questa fosse l’ultima occasione buona.

A parte il disagio, il problema degli ingorghi è principalmente di sicurezza: quasi la totalità degli alpinisti sale con le bombole di ossigeno, che si consumano nell’attesa e rischiano di esaurirsi nel momento più critico della discesa, quando arriva la stanchezza. E trovarsi a 8000m improvvisamente senza ossigeno quando non si è acclimatati per esserci è spesso fatale. Rischi esistono anche per gli alpinisti che tentano la salita senza bombole e si vedono costretti ad essere esposti alla carenza di ossigeno degli 8000m per un tempo maggiore.

 

Exit mobile version