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Invernali – Nanga Parbat. Daniele Nardi: “Sceso senza ascoltare il mio intuito”

La strategia dei giorni scorsi di Daniele Nardi, andato a campo 2, era chiara: salire con il brutto per ritrovarsi già in alto quando sarebbe stato bello.

Un’idea che si sarebbe rivelata vincente a posteriori, ma i due hanno deciso di scendere. A tradire Daniele e Tom la tecnologia, che ha fatto arrivare in ritardo le previsioni meteo di Filippo Thiery, e aver ignorato il proprio “intuito” che suggeriva di rimanere in quota. La giornata successiva si è rivelata stupenda.

Guardo la montagna e capisco che avevo indovinato strategia, ma alla fine avevo mollato – scrive Nardi – Non avevo avuto abbastanza determinazione per montare la tenda e restare a campo 2. Ero sceso senza ascoltare il mio intuito”.

In realtà – continua Daniele – anche se stamattina ho “rosicato” è stata la decisione più saggia. Questa riflessione però mi ha fatto capire quante volte il nostro “intuito” ci suggerisce qualcosa e neanche gli diamo ascolto. Non voglio dire di diventare totalmente irrazionali ma cosa accadrebbe se nelle nostre decisioni prendessimo un poco più seriamente quello che il nostro intuito ci suggerisce?si domanda. “Quando siamo su in montagna spesso i dati a nostra disposizione sono incompleti, o superficiali, oppure addirittura sbagliati allora quella forma di “intuito” che potrebbe essere anche qualcosa di molto più complesso e che per ora chiamiamo cosi, può aiutarci a prendere la decisione giusta e ad accettare con più facilità le decisioni prese”.

Una riflessione interessante, applicabile nell’aria fredda e sottile del Nanga Parbat in inverno, ma anche nell’esperienze in montagna di tutti noi.

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