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Hansjörg Auer, la perfezione del free-solo – di Stefano Ardito

Fino alla primavera del 2007 era solo un promettente alpinista tirolese. Poi, dopo la salita in free-solo della Via attraverso il Pesce sulla parete Sud della Marmolada, è diventato famoso. 

Oggi, a 34 anni di età e a quasi dodici dall’impresa sul Pesce, Hansjörg Auer è uno degli alpinisti migliori e più completi del mondo. Alla salita in free-solo del capolavoro di Igor Koller e Jindŕich Šustr ha aggiunto altre arrampicate senza corda, come quella su Mephisto sul Sass dla Crusc’. 

Nell’estate del 2017, in un giorno, Auer ha salito in free-solo tre vie celebri come la Vinatzer-Messner alla Marmolada, lo Spigolo Abram al Piz Ciavàzes e il Gran Muro (un altro capolavoro di Messner) sul Sass dla Crusc’. Per scendere dalle prime due vette all’attacco della via successiva ha usato il parapendio.  

Intanto, negli anni, il ragazzo della Ötztal è diventano un esperto dell’Himalaya e del Karakorum. A partire dal 2013 ha aperto vie in stile alpino sul Kunyang Chhish East (7400 m), sul Gimmigela (7005 m) e sul Nilgiri South (6839 m). 

Nel 2016, con David Lama e Alex Blümel, ha tentato la cresta Sud-est dell’Annapurna III, una via di 2300 metri di dislivello su una delle cime più belle del Nepal. Nel 2018, completamente da solo, ha salito il Lupghar Sar West, 7157 metri, nella valle di Hunza, in Pakistan

Incontriamo Hansjörg Auer all’Aquila, al margine del Festival della Montagna di cui è uno degli ospiti più attesi. 

Hansjorg Auer su una cascata di ghiaccio

Dalla tua salita free-solo del Pesce sono passati quasi dodici anni. Cosa senti, quando ripensi a quel giorno?

Tecnicamente ero all’altezza, sulla stessa parete avevo già salito senza corda Tempi moderni e Don Quixote. Con il senno di poi, credo di essere stato coraggioso, quasi sfacciato. Non avevo dubbi, sapevo che ce l’avrei fatta. 

Quella salita ha cambiato la tua vita. Sei diventato famoso, sono arrivati gli sponsor, sei diventato un professionista della montagna. 

E’ vero, ma prima che diventassi un professionista sono passati due anni. Mi hanno permesso di maturare, di arrivarci senza scosse. 

Fare l’alpinista a tempo pieno è il sogno di molti ragazzi. Non c’è il rischio, almeno qualche volta, di trovarsi sotto pressione, con l’obbligo di riuscire? 

No, e sono contento di questo. Con i miei sponsor (North Face, La Sportiva, Edelrid, l’ufficio turistico della Ötztal) ho un rapporto sereno da amici. Quando arrampico, il mio essere un professionista non conta. 

Quando ti sei avvicinato all’alpinismo avevi degli esempi, dei miti?

Certamente! Il primo è stato Hermann Buhl, che in Tirolo è ancora una figura mitica. Tutti lo conoscono per il Nanga Parbat, ma ha fatto cose straordinarie sulle Alpi. L’ho scoperto attraverso le sue vie. 

 E tra gli alpinisti che hai conosciuto di persona?

Il mio maestro è stato Reinhard Schiestl, che è venuto a vivere nella Ötztal, ha pulito e attrezzato le falesie, ha portato l’arrampicata moderna. Grazie a lui ho scoperto anche Heinz Mariacher e i suoi amici. 

Nel 2017, con tre grandi vie dolomitiche in free-solo e due trasferimenti in parapendio, hai messo insieme difficoltà e creatività. Proprio come Mariacher, Schiestl e i loro amici…

Per me arrampicare da solo è importante, ma anche lo stile è decisivo. Ho portato tutto con me, avevo il parapendio nello zaino. Ovviamente era un modello ultraleggero. 

Qual è stata la difficoltà più grande?

Imparare a volare in parapendio mi ha richiesto molti anni.  

Hansjorg Auer in vetta al Lupghar Sar

Anche la tua spedizione al Lupghar Sar West ha detto qualcosa di nuovo in materia di stile. Completamente da solo, su una cima di 7157 metri…

E’ vero, ed è stata una grande avventura. I problemi sono iniziati in fondovalle. Ai piedi del Lupghar non era stato nessuno, c’è voluto qualche giorno per capire dove piazzare il campo-base, e come raggiungerlo. 

Pensavi di impiegare tre giorni, invece te ne sono bastati due.

Sì, ed è stato molto faticoso. Dal campo-base a 4500 metri sono salito fino a 6200, dove ho bivaccato. Prevedevo di fare un secondo bivacco verso i 6900 metri, ma quando ci sono arrivato erano solo le 11, e ho deciso di continuare. 

E quindi?

Ho lasciato la tenda e la corda, ho continuato più leggero. Poco dopo ho capito di aver fatto un errore, la via diventava sempre più ripida. Ma in montagna ogni scelta ha delle conseguenze, e bisogna accettarle. 

E quindi ce l’hai fatta, in salita e in discesa. Quanto era difficile?

La parte alta è ripidissima, sembra la Nord del Cervino. In discesa ogni cinque passi mi sono dovuto fermare per riprendere fiato. Ero stremato. 

Nel 2015, dopo la vostra nuova via sui 6839 metri del Nilgiri South, Gerhard Fiegl si è sentito male, ed è caduto.  

Partire in tre e tornare in due è terribile. Gerhard era un mio amico d’infanzia, prima che un compagno di spedizione. Quando si parte per una spedizione sai che potrebbe accadere, ma la realtà è terribile. Sono rimasto a lungo sotto choc, ho imparato a piangere. Poi la mia vita è ripresa.  

Gli “ottomila” non ti interessano?

A me piacciono le montagne senza folla, i problemi da affrontare in purezza. Sugli “ottomila” questi problemi ci sono ma sono estremamente impegnativi, come la diretta alla parete Ovest del Makalu. Mi ci potrei dedicare più avanti, dopo i 40 anni.

Pierluigi Bini e Hansjorg Auer all’Aquila

A proposito dell’età. Avere una famiglia può spingere verso un alpinismo con meno rischi? 

Non lo so, quando ci arriverò mi porrò il problema. Mio fratello ha figli, e non ha più la testa e il tempo per il grande alpinismo. Ma Thomas Hüber, il fratello di Alex, ha figli e continua a fare grandi progetti.  

Hai fatto delle spedizioni con David Lama, l’altra star dell’alpinismo austriaco. Vi siete trovati bene? Tornerete in Himalaya insieme?

Sull’Annapurna III abbiamo iniziato insieme e ci torneremo insieme, tra un anno o due. Certo, abbiamo scoperto di essere molto diversi. Io nella testa sono sempre stato prima di tutto un alpinista, David è nato come arrampicatore sportivo e si vede.

Non contano anche le differenze di carattere?

Certo. Siamo due maschi alfa, e questo pesa. 

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