
Millet è il ricordo di una giacca che ho portato con utilità e affetto per anni, poi un amico al quale l’avevo prestata me l’ha lasciata a Passo Giau: una perdita. Lafuma invece mi ha sempre fatto pensare allo zaino del Bepo, guida e alpina delle valli bergamasche e grande amico delle prime arrampicate, che si metteva sulla schiena uno zaino bello, colore della dolomia, ma soprattutto essenziale per quei tempi pieni di tasconi e patelle.
Millet Mountain Grup: tre ore di cena, luci e tre sfilate, come si conviene a chi vuol presentare il proprio lavoro con la consapevolezza di saperlo e volerlo fare bene.
Il prodotto è indubbiamente quello tecnico e sobrio, forse anche troppo, che fa felici i professionisti della Compagnia Della Guide più famosa al mondo, insieme ai loro colleghi di Cervinia e Grinderwald, ma anche gli alpinisti, montanari, appassionati di outdoor e sci in tutte le sue espressioni, soprattutto francesi, che Millet se lo son sempre tenuto per loro, quasi gelosi di condividerlo. La presentazione è tecnica e la comunicazione che ne esce s’appesantisce un poco di autocitazioni, sacrificando l’emozione della serata e una maggiore agilità comunicativa.
All’alba un giovane ricercatore ci ha raccontato della RCS – Corporate Social Responsabily del gruppo Millet. Grande attenzione alla qualità, e questo va da sé, ai materiali sempre più certificati e ecosostenibili, riciclati e riciclabili che vanno verso quota 100% della produzione, attenzione non solo alla provenienza chimica, ma anche all’impatto sull’ambiente e sull’etica dell’uso dei prodotti naturali. Prodotti inoltre che si possono aggiustare e punti vendita che lo fanno e quindi non più usa e getta. Anche da questo punto di vista un bello sforzo progettuale, costruttivo e d’impegno imprenditoriale.