Outdoor

Millet, Lafuma, Eider: tre brand per la montagna

Millet è il ricordo di una giacca che ho portato con utilità e affetto per anni, poi un amico al quale l’avevo prestata me l’ha lasciata a Passo Giau: una perdita. Lafuma invece mi ha sempre fatto pensare allo zaino del Bepo, guida e alpina delle valli bergamasche e grande amico delle prime arrampicate, che si metteva sulla schiena uno zaino bello, colore della dolomia, ma soprattutto essenziale per quei tempi pieni di tasconi e patelle.

Millet e Lafuma, insieme a Eider, marchio più legato allo sci e quindi a me più estraneo, hanno presentato in questi giorni a Chamonix le loro collezioni in un tour de force con le guide alpine della “capitale mondiale dell’alpinismo”, che amabilmente hanno accompagnato agenti, buyers e giornalisti europei prima a Montenvers e poi su per il sentiero fin a guardare dall’alto al Mer de Glace, sbarrata lontano dalla gran muraglia delle Grandes Jorasse,s e dall’altra parte la dorata, anche per il colore stagionale dei larici e delle betulle, vallata di Chamonix.

Millet Mountain Grup: tre ore di cena, luci e tre sfilate, come si conviene a chi vuol presentare il proprio lavoro con la consapevolezza di saperlo e volerlo fare bene.  

Il prodotto è indubbiamente quello tecnico e sobrio, forse anche troppo, che fa felici i professionisti della Compagnia Della Guide più famosa al mondo, insieme ai loro colleghi di Cervinia e Grinderwald, ma anche gli alpinisti, montanari, appassionati di outdoor e sci in tutte le sue espressioni, soprattutto francesi, che Millet se lo son sempre tenuto per loro, quasi gelosi di condividerlo. La presentazione è tecnica e la comunicazione che ne esce s’appesantisce un poco di autocitazioni, sacrificando l’emozione della serata e una maggiore agilità comunicativa.

Del resto i capi erano in esposizione e al mattino successivo si son potuti vedere e gustare, insieme ai tecnici delle aziende, nei colori e nelle forme che la montagna ha ispirato agli stilisti di Millet e ai loro partner guide alpine; per i capi Lafumà esce tutta la passione e la vocazione ecologica di questo marchio che vuol essere montagna per tutti. Gli zaini son sempre tecnici, con qualche invenzione in più nei tessuti e forme che s’adattano ormai perfettamente all’outdoor piuttosto che al climbing. Le scarpe Millet, di quelle d’alta quota me ne han espropriato un paio al campo base del K2, sono piuttosto sportive e sacrificano talvolta la comodità mediterranea alla tecnicità alpina, ma forse così ha da essere.

All’alba un giovane ricercatore ci ha raccontato della RCS – Corporate Social Responsabily del gruppo Millet. Grande attenzione alla qualità, e questo va da sé, ai materiali sempre più certificati e ecosostenibili, riciclati e riciclabili che vanno verso quota 100% della produzione, attenzione non solo alla provenienza chimica, ma anche all’impatto sull’ambiente e sull’etica dell’uso dei prodotti naturali. Prodotti inoltre che si possono aggiustare e punti vendita che lo fanno e quindi non più usa e getta. Anche da questo punto di vista un bello sforzo progettuale, costruttivo e d’impegno imprenditoriale.

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Un commento

  1. Suggerirei a moderne ditte di abbigliamento di recuperare vecchi capi in tela antistrappo Ventile, lana grezza o loden o lana cotta ecc.che magari un colpo di revival vintage viene sempre utile.Forse gia’ sono in produzione presso qualche ditta artigianale.Pure gli scarponi pesanti di cuoio triplice cucitura si trovano..e costano un occhio.Un perche’ ci sara’.Ho prestato il mio abbigliamento vintage a mio figlio per una sua gita montana e tutti gli amici gli hanno chiesto l’indirizzo del negozio, pensavano pure che il colore sbiadito dal sole della giacca di tela Samas fosse un effetto di laboratorio.Ultima spiaggia e’ trovare il tessuto e farsi confezionare su misura dal sarto.

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