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Manolo e Zoe Hart: educazione e rispetto per una montagna libera

Nessuno potrebbe mettere in discussione l’amore per la montagna di due personaggi come il mito del climbing Manolo e l’alpinista Zoe Hart. Non è un caso che entrambi, incontrati in occasione di due diversi appuntamenti, abbiano parlato della tanto discussa libertà di accedere alle vette.

Zoe Hart: punto primo, educare

Zoe Hart

Ho incontrato Zoe Hart, ambassador Patagonia, all’evento milanese “Una giornata di avventura e attivismo”, organizzato dal marchio di abbigliamento outdoor da sempre attento alle tematiche ambientali e dedicato a tutti coloro che lottano per proteggere il nostro pianeta. Zoe, oltre a essere la quarta americana a ottenere un posto nella International Federation of Mountain Guides Associations e ad avere nel suo curriculum diverse ascese famose e record di velocità, dedica il suo tempo alla formazione di nuove guide alpine e all’educazione dei giovani. A Chamonix (Francia), dove vive, sta fondando una scuola per educare i ragazzi tramite il contatto con la natura, una sorta di liceo sportivo outdoor. «In America e nei Paesi scandinavi ne esistono già, ma non in Francia o in Italia. Ed educare al rispetto dell’ambiente è fondamentale per crescere generazioni che non compiano lo scempio a cui stiamo assistendo». Se negli Stati Uniti, dove Zoe Hart e nata e cresciuta prima di trasferirsi sulle “nostre” montagne, i divieti e i limiti di accesso sono ovunque, in Europa se ne parla da poco tempo, tra mille polemiche e punti di vista. «Non avere regole sarebbe meglio, ma troppe persone poco preparate hanno accesso alle vette, e l’ambiente in qualche modo deve essere protetto. Il rispetto per la natura va trasmesso con l’insegnamento, solo così le cose potranno cambiare».

Manolo: grande rispetto e responsabilità

Manolo

«In montagna non è necessario spingersi al limite, basta un imprevisto e quell’istante può essere l’ultimo della propria vita»: un Manolo intenso e penetrante, con quei suoi occhi del color del cielo, ha parlato di rispetto per la montagna e responsabilità, in una lunga chiacchierata riservata a pochi colleghi e guidata da Dario Ricci, giornalista a Radio24, intitolata “L’insostenibile leggerezza di Manolo. Valori che hanno contraddistinto il suo rapporto con le cime e le pareti, «luoghi che mi hanno sempre suscitato un po’ di timore», racconta. «La montagna ha le sue leggi, che vanno rispettate. Bisogna avvicinarsi ad essa con molto garbo e prendersi la responsabilità delle proprie azioni, come nella vita. Le montagne sono aperte a tutti ma non sono per tutti: io, ogni volta che ci salgo, mi sento piccolo piccolo. Fragile. Ma anche loro sono fragili, e noi non ci mettiamo del nostro per aiutarle». Lui, che ha trovato “la sua montagna”, cioè il mezzo per conoscere al meglio se stesso e le emozioni della vita, sa di essere stato molto fortunato. «Più volte mi sono trovato a rischiare di morire, ma la montagna mi ha sempre abbracciato. Lassù non mi sono mai sentito solo, e ho capito che le cose si possono vedere da un’altra prospettiva. La montagna è stata il mezzo per conoscermi a fondo, cercare la verità e nuove emozioni. Ma non mi sono mai lasciato travolgere dalla passione, sarebbe stato fatale: sono sempre rimasto in contatto con quello che stava succedendo. La consapevolezza, in questo ambiente, è importantissima. Io ho trovato la mia montagna, ma non per tutti deve essere la stessa: ognuno deve scegliere la propria».

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