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Sgomberato il rifugio Chez Jesus, ma la marcia dei migranti continua

Foto Facebook Chez Jesus

Era un luogo d’accoglienza e rifugio per chiunque stesse passando la frontiera e per coloro che la combattono, un riparo per migliaia di uomini, donne e bambini che in questi mesi vi hanno trovato un pasto caldo, un letto, informazioni” così è stato definito il rifugio autogestito Chez Jesus di Claviere, piccola località dell’alta Val di Susa al confine con la Francia. Luogo di transito per i tanti migranti che, una volta arrivati in Italia, prendono al strada delle montagne nel disperato tentativo di raggiungere il luogo di libertà tanto agognato. Succede da tempo, in estate come d’inverno. Senza alcuna preparazione e attrezzatura si mettono in marca con l’ambizione di oltrepassare il confine e andare in cerca di quella vita migliore che li ha spinti a viaggi di oltre diecimila chilometri. Nel migliore dei casi, una volta entrati in territori francese, vengono arrestati dalla gendarmeria. Nel peggiore la stanchezza e l’impreparazione la fanno da padrone e non rimane altro da fare che recuperare i corpi di chi non ce l’ha fatta.

È in questo scenario che nasce il rifugio autogestito Chez Jesus. Una struttura ricavata in spazi adiacenti alla parrocchia e gestita da alcuni esponenti dei centri sociali e attivisti con l’obiettivo di offrire un posto tappa per i migranti intenzionati a passare il confine con la Francia. “Hanno fatto una cosa bellissima” ci racconta Rita Pelusio, attrice e cabarettista italiana schierata in sostegno del rifugio. “Solo quando sono arrivata a Claviere mi sono resa conto di cosa stessa realmente succedendo. Leggendo i giornali tutto questo non passa e ci vuole un coraggio enorme per decidere di mettersi in gioco e dare una mano ai migranti” spiega. “Sono rimasta scioccata, soprattutto dai racconti di chi in valle li stava aiutando: ogni giorno arrivano madri con bambini pronte ad affrontare il freddo, le insidie della montagna. La situazione è molto peggio di come ci viene presentata. Il rifugio era una tappa fondamentale, necessaria, perché non puoi lasciare la gente a morire. Saranno anche tutti giovani e non avranno il carattere della mediazione che vorrebbero le istituzioni, ma non c’è mediazioni quando si parla di vite umane”.

Foto Facebook Chez Jesus

La storia di questo luogo d’aiuto che, seppur non ufficialmente, cercava di offrire un contrasto all’azione fraudolenta dei passeur, ovvero di quelle persone che organizzano trasporto clandestino di persone attraverso il confine, è finita il 10 ottobre scorso. Giorno in cui 14 camionette della celere, digos, carabinieri hanno sfondato la porta con un ariete e hanno buttato fuori tutti e tutto”. La marcia dei migranti però non si è fermata, continua e continuerà anche durante l’inverno.

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Un commento

  1. Restiamo umani, su per cime e giù in valle.
    E’ nei piccoli e necessari gesti che riconociamo nel altro la nostra umanità

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