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Monte Bianco: rischi ignorati, giovane finisce in un crepaccio

Una decina di centimetri di neve sono bastati a mascherare di sicurezza un grande pericolo: un crepaccio profondo venti e più metri. È quel che è accaduto sabato scorso, 13 ottobre, sul Col Toula a poca distanza dall’arrivo della SkyWay. Il giovane ventiquattrenne si trovava in compagnia di altri tre amici e, ignorando i numerosi avvisi di pericolo scritti in più lingue, hanno comunque deciso di avventurarsi sul ghiacciaio senza un’adeguata attrezzatura e preparazione. “Non aveva nulla, indossava jeans e scarponcini di cuoio” ci spiega la Guida Alpina Ezio Marlier che, insieme al gestore del rifugio Torino Armando Chanoine, ha prestato i primi soccorsi al giovane.

Nell’ora più calda, intorno alle 13, Davide si è sentito mancare il terreno sotto i piedi ed è precipitato dentro un crepaccio per circa 20 metri. “Sicuramente non l’hanno fatto apposta a mettersi in pericolo, ma certamente non sapevano quel che stavano facendo e dove stavano andando”.

“Ero appena rientrato al rifugio Torino quando Armando mi ha chiesto di andare con lui perché era finito un ragazzo in un buco”. I due si sono subito mobilitati raggiungendo il crepaccio. “Era finito dentro per una ventina di metri. Abbiamo iniziato a parlargli per tenerlo sveglio, gli abbiamo detto di non muoversi e abbiamo chiamato i gendarmi che sono intervenuti tempestivamente”. A occuparsi del recupero il Peloton de Gendarmerie de Haute Montagne di Chamonix. “È rimasto dentro più di un’ora. Il medico, arrivato con i gendarmi, si è dovuto calare all’interno del crepaccio per prestare le prime cure” quindi l’hanno estratto e portato all’ospedale di Sallanches in gravi condizioni, anche se non in pericolo di vita.

“Sapevamo che prima o poi sarebbe successo qualcosa, purtroppo è capitato a un ragazzo che ci è finito dentro ferendosi gravemente” racconta Marlier. “Vediamo, e continuiamo a denunciare, intere famiglie che camminano senza attrezzatura in mezzo ai crepacci scattandosi selfie e fotografie. Giusto prima di entrare al Torino avevo urlato a un gruppo di persone di rientrare, di togliersi da lì perché non era sicuro. Mi hanno risposto mandandomi al diavolo” prosegue. Succede da anni ormai. Tutte le estati le cronache e le pagine social di Guide Alpine e Soccorso Alpino si riempiono di foto e di moniti. Chiedono a chi è privo di attrezzatura ed esperienza di non avventurarsi sul ghiacciaio. La stessa richiesta che fa SkyWay con i suoi cartelli che recitano “siete in territorio di alta montagna se intraprendete escursioni o traversate li fate a vs. esclusivo rischio e pericolo. È consigliabile essere accompagnati da Guide Alpine. Siate prudenti sul ghiacciaio dove l’insidia è occulta e nessuno può segnalarla in anticipo”. Allarmi che però non paiono allertare le masse di turisti poco avvezzi alle insidie dell’alta quote che ogni anno continuano ad affollare i ghiacciai del Bianco per scattarsi una semplice foto ricordo.

“La responsabilità che mi sono preso e che mi prendo volentieri è quella di far ragionare le persone cercando di creare un minimo di cultura su quel che si sta facendo. Va bene andare su con la SkyWay che è una meraviglia, però poi non bisogna assolutamente lasciare l’area della funivia spiega Marlier. “Grazie a questo impianto tutti hanno la possibilità di vedere e ammirare quel che vedono e ammirano gli alpinisti ma, se non sei un alpinista, devi rimanere nella zona sicura e non avventurarti oltre”.

“Il messaggio che vorrei lanciare è che il vero problema non è la SkyWay, che ha posizionato cartelli e avvisi con l’intento di far capire il pericolo esterno alla funivia, ma il fatto che molte delle persone che salgono non hanno la minima idea di dove stanno andando e cosa stanno calpestano. Al gestore del Torino arrivano persone a chiedere se ha la mappa dei sentieri e questo basta a far capire che non sanno cosa stanno facendo. Quelli che si vedono per terra non sono sentieri, sono le tracce lasciate dagli alpinisti attrezzati e preparati, sono solchi nella neve”.

L’ulteriore problema delle masse di inesperti e, forse, incoscienti inconsapevoli che affollano i ghiacciai senza sapere realmente su cosa si stanno avventurando sta nel fatto che così facendo mettono in pericolo la vita di altre persone. Quando accade qualcosa infatti si mette in moto una macchina di soccorsi con persone, preparate e formate, che rischiano la propria incolumità per portare in salvo qualcuno. Il video che vi proponiamo di seguito (riprese effettuate dalla Guida Ezio Marlier sabato scorso durante il recupero del giovane) aiuta a capire le proporzioni dei soccorsi che ogni volta si attivano per effettuare un recupero. Forze che potrebbero essere certamente risparmiate grazie a una maggiore consapevolezza di cosa si sta facendo e di dove si sta andando.

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