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La cinese Luo Jing Cheng completa gli Ottomila, ma arrivano le contestazioni

Sabato scorso l’alpinista cinese Luo Jing Cheng saliva con una spedizione commerciale lo Shisha Pangma, raggiungendone la vetta con l’ausilio dell’ossigeno. Nonostante non si tratti di per sé di un’impresa, quell’ultima scalata ha significato per lei la conquista di tutti e quattordici gli Ottomila, quinta donna al mondo a farcela. Con un tempo di 6 anni, 11 mesi e 25 giorni sarebbe stata anche la più veloce in assoluto. Ora però, proprio quest’ultima ascesa le viene contestata, rimettendo in discussione tutto il suo lavoro.

Questo riporta alla luce una questione che, considerati gli attuali mezzi tecnologici, risulta sempre più attuale: è possibile, o per meglio dire, è necessario standardizzare il sistema di verifica dell’altitudine raggiunta da un’alpinista durante una scalata, in modo da non dover più avere a che fare con simili situazioni equivoche?

La contestazione sullo Shisha Pangma della cinese arriva dalla testimonianza di un alpinista catalano, Xavi Metal, che come riporta il sito spagnolo Desnivel si trovava negli stessi giorni sulla montagna e avrebbe visto il gruppo della Cheng raggiungere e fermarsi sulla vetta centrale, non quella principale. La sitazione, se vogliamo, è analoga a quella ancora irrisolta che ha visto protagonista Kilian Jornet, al quale sono state contestate diverse salite, tra cui la doppia dell’Everest.

Nonostante il Governo nepalese abbia dichiarato di voler riconoscere la salita di tutti i membri di tutte le spedizioni commerciali avvenute in quei giorni, per un totale di circa 37 persone, i dubbi rimangono. La verità è che, benché oggi dovrebbe essere tecnicamente più semplice tenere traccia delle altitudini raggiunte da una spedizione, i numeri ogni anno in crescita che gli Ottomila registrano rendono il lavoro di verifica sempre più complesso, dando adito a numerose controversie di sorta.

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