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Canyoning riservato alle guide alpine? Le Guide Canyon e le Guide Speleologiche rispondono a Cesare Cesa Bianchi

Riceviamo e pubblichiamo nella sua interezza il comunicato congiunto dell’Associazione Italiana Guide Canyon, dell’Associazione Italiana Guide Speleologiche e del Collegio delle Guide Speleologiche FVG inviatoci in risposta al comunicato delle Guide Alpine Italiane sulla recente tragedia delle Gole del Raganello


Facciamo seguito all’articolo apparso sul web dal titolo “Le Guide alpine sulla tragedia della Gola del Raganello: l’outdoor è il regno del caos”.

L’Associazione Italiana Guide Canyon (AIGC), il Collegio Regionale Guide Speleologiche Friuli Venezia Giulia, l’Associazione Italiana Guide Speleologiche (AIGS), a seguito delle numerose false informazioni e imprecisioni contenute nel comunicato sopra citato, si vedono costretti, in un momento dove dovremmo tutti seriamente e responsabilmente affrontare le cose rimanendo fortemente legati ai fatti e senza utilizzare strumentalmente una tragedia che ha colpito così tante persone, a dover rettificare le dichiarazioni del Presidente Cesa Bianchi. Il presidente del CONAGAI, infatti, sembra dimenticare che ad oggi esiste ancora un tavolo, aperto nella scorsa legislatura, che vede a confronto le Guide Canyon AIGC (portavoce anche per i collegi guide speleologiche regionali di Friuli Venezia Giulia e l’Associazione Italiana Guide Speleologiche – AIGS) e le Guide Alpine CONAGAI, per cercare di riordinare le professioni del mondo verticale (alpinismo, arrampicata sportiva, canyoning, speleologia). Per questo restiamo basiti di un intervento a gamba tesa che mette in discussione quanto fatto fino ad oggi. Gli stessi fatti riportati da Cesa Bianchi contraddicono le sue stesse richieste, perché ad oggi, nessuna legge dello Stato, men che meno alcuna norma Europea, assegna una qualsivoglia esclusiva o riserva di legge alle guide alpine. Utilizzare una tragedia come quella del Raganello dove il canyoning non c’entra nulla, peraltro, è fuori luogo e strumentale.

Purtroppo, questo tipo di polemiche, soprattutto a seguito della evidente onda emotiva provocata da questa terribile disgrazia, contribuisce solo a creare maggiore confusione in un mercato che sta sfuggendo di mano alle ggaa e che cercano di difendere con posizioni corporativistiche.

Cercheremo di essere il più chiari possibili:

  • In Italia nessuna legge dello Stato assegna alcuna esclusività alle guide alpine in merito all’accompagnamento professionale in canyon.
  • Il canyoning NON è un’attività alpinistica, come più volte spiegato nel dettaglio anche su questo portale, e praticarla con tecniche e attrezzature alpinistiche è PERICOLOSO.
  • Sia in Italia, sia in Europa, esistono diverse figure professionali che possono svolgere e svolgono legalmente e con competenza attività di accompagnamento professionale in canyon.

Ci sono leggi nazionali e regionali che legittimano e regolamentano l’attività di figure professionali diverse dalle guide alpine nell’accompagnamento in canyon. In questo senso è lo stesso Cesa Bianchi che contribuisce ad alimentare il “caos”, richiamando una legge istitutiva delle ggaa, che non parla né di “canyon” né di “canyoning”.

Tra i professionisti abilitati all’accompagnamento di canyoning ci sono le Guide Canyon AIGC e le guide speleologiche dei collegi regionali di Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, regolamentate da specifiche leggi regionali.

L’Associazione Italiana Guide Canyon (AIGC), regolarmente inserita nell’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico tra le associazioni che rilasciano un attestato di qualità, svolge la sua attività su tutto il territorio italiano, forma e tutela tutte le Guide Canyon AIGC Italiane. A conferma di tale legittimità, le guide alpine non negano di essersi opposte, chiedendone anzi (invano!) la cancellazione. Questa cancellazione non è mai avvenuta per il semplice fatto che l’AIGC risponde a tutti i requisiti previsti dalle leggi Italiane. Il Ministero ha, infatti, già risposto in maniera chiara inserendo l’AIGC all’interno del suddetto elenco, dopo opportuna istanza e controllo dei requisiti, confermandone la legittimità. L’AIGC, non è e non è mai stata sospesa dall’elenco di cui sopra, chi ha divulgato in modo subdolo e strumentale questa notizia, ha semplicemente detto una falsità, un triste esempio di concorrenza sleale.

La stessa contraddizione va rilevata quando il dott. Cesa Bianchi afferma: “La formazione per conseguire il titolo di Guida alpina […] spazia dall’escursionismo in montagna all’arrampicata su ghiaccio e roccia, dallo sci alpinismo all’alta quota.”. Egli dimentica di menzionare il fatto che nei canyon è presente l’acqua, spesso in quantità elevata, che richiede una formazione specifica che non è propria delle guide alpine. La formazione della figura professionale della Guida Canyon AIGC prevede manovre di corda, risk assessment, prevenzione, assistenza e soccorso, sicurezza e progressione in ambiente acquatico (il piano formativo è depositato presso il MISE e al Ministero delle Sport , Uff. Sport PCM). Si tratta di un percorso di più di 750 ore di formazione specifica. Tale percorso di formazione è stato altresì riconosciuto dal Ministero dello Sport Francese (unico esempio in Europa) che ha rilasciato, alle Guide Canyon AIGC che lo hanno richiesto, un certificato di Libero Stabilimento, che riconosce di fatto una competenza professionale specifica per le Guide Canyon Italiane, equivalente agli omologhi professionisti francesi (Guide Canyon con Diploma di Stato). Ricordiamo, inoltre, che la specializzazione in canyoning delle guide alpine, ha avuto fino ad ora una durata di cinque giorni, oggi portati a nove, contro le 90 giornate del piano formativo AIGC.

Su una cosa possiamo dirci d’accordo con il Conagai: l’accompagnamento professionale in natura è attualmente un caos, per cui invitiamo nuovamente il Presidente Cesa Bianchi a metterci intorno al tavolo, con TUTTI i professionisti coinvolti, per fare fronte comune e garantire insieme la massima sicurezza all’utente e la possibilità di scegliere il professionista migliore in un regime di libera e leale concorrenza .

Quindi, invitiamo tutti i cittadini che si rivolgono a terzi per fare una esperienza di canyoning, a chiedere conto ai propri accompagnatori, della loro formazione specifica e di chi ha certificato tale formazione.

Alla fine di questo teatrino, però, una domanda sorge spontanea: siamo sicuri che questi continui allarmismi sulla sicurezza non nascondano una (giustificata) paura di perdere un mercato che hanno sempre creduto monopolizzabile?

 

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