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Valle d’Aosta: la cercano tutta la notte, ma lei è a dormire in albergo. Favre: “Una leggerezza molto grave”

Aveva chiesto informazioni alla gestrice della struttura dov’era ospite, a Brusson, prima di andare in escursione la donna 45enne che, per una leggerezza, ha messo in moto una macchina dei soccorsi andata avanti tutta la notte.

L’evento è accaduto nella notte tra il 2 e il 3 agosto quando, intorno alla 23.30 l’albergatrice ha dato l’allarme non vedendo la cliente rientrare per la notte. “Un comportamento corretto” afferma Adriano Favre, direttore del Soccorso Alpino Valdostano.

Quello che invece non è stato così corretto è il comportamento messo in atto dalla donna. “Una leggerezza per noi molto grave perché, tolta la felicità nel sapere che ora sta bene, con questi comportamenti uno non si rende conto del danno che può creare. C’è innanzitutto un danno economico, che va a carico della comunità e poi la dispersione di energie che sarebbero magari state utili da altre parti” spiega il direttore. “Nella notte abbiamo effettuato altri due interventi di soccorso in alta montagna oltre a questa ricerca” sottolinea ancora.

Veniamo però all’accaduto. La 45enne, dopo essere partita da Brusson la mattina del 2 agosto, ha valicato la montagna raggiungendo Gressoney-Saint-Jean dove ha deciso di fermarsi a dormire senza però avvisare nessuno. “Per questo l’albergatrice ha deciso, giustamente, di dare l’allarme”. Così, mentre la signora dormiva tranquilla in albergo, un folto gruppo di soccorritori setacciava le montagne alla sua ricerca.

Quale dispendio di forze è stato messo in campo per la ricerca?

È stato utilizzato un elicottero, che ha effettuato tre ore di sorvoli e poi il cane molecolare e le unità cinofile. Sono state mobilitate squadre del Soccorso Alpino valdostano, i Vigili del Fuoco, le forze dell’ordine, il Sagf, il Corpo Forestale della Valle d’Aosta, i volontari della Protezione Civile, il 118. Circa una trentina di operatori si sono mossi, inutilmente, per andare alla ricerca della signora.

Quanto sono durate le ricerche?

Da mezzanotte alle 11.30 di questa mattina circa.

Come avete scoperto che si trovava in albergo?

Grazie all’albergatore che, avendo seguito le cronache, ci ha avvisati.

Ha avuto modo di incontrare la donna al termine delle ricerche?

Si, ci ho parlato. Non si rendeva conto del caos e dell’operazione che si è messa in moto per la sua ricerca. Non credeva che quella sua “non telefonata” potesse generare un caos del genere. Ho cercato di spiegarle che se non si rientra nella struttura in cui si è ospite un albergatore coscienzioso cerca di avvisare i soccorsi. Lei ha risposto che il cellulare non prendeva, ma in albergo avrebbe potuto chiedere al gestore di fare una chiamata per avvisare la struttura di Brusson.

Ora?

Ora spetta all’autorità giudiziaria decidere se procedere nei confronti della signora per procurato allarme.

Ha un appello da lanciare per evitare ulteriori casi di questo tipo?

Si è trattato di una leggerezza, una leggerezza grave. Posso solo dire che bisogna pensare di più a quelle che possono essere le conseguenze, anche di una banale “non telefonata”.

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