Alpinismo

Kauschke festeggia gli 80 anni sulla Cima Grande ripetendo la via della sua grande invernale

Era il gennaio 1963 quando l’alpinista sassone Reiner Kauschke e un gruppo di connazionali aprivano una nuova via in invernale sulla parete nord della Cima Grande di Lavaredo (2.999 m), battezzandola con orgoglio Via dei Sassoni. Ieri, per festeggiare i suoi 80 anni appena compiuti, Kauschke è tornato a salire quella stessa parete, accompagnato dall’alpinista Christoph Hainz.

Reiner Kauschke, Cima Grande di Lavaredo, invernale, Cervino
© Christoph Hainz

L’ascesa del ’63 era stata compiuta insieme al gruppo dei “Kolibris”, che comprendeva anche Peter SiegertGert Uhner. Si trattava allora di uno sforzo estremo, portato avanti per ben 17 giorni in parete senza le attrezzature moderne per ripararsi dal freddo invernale. Una via direttissima la loro, “a goccia cadente”, realizzata interamente in artificiale. Numerosi chiodi, sia normali che ad espansione, furono usati allora per assicurare la salita. Non per niente riferendosi a quel periodo e spesso proprio a quella salita si parla dell’apice delle direttissime in artificiale.

Il cibo veniva ancora issato sulla parete per mezzo di una corda e l’intero gruppo dormiva appeso dentro a sacchi per patate. Il trio ha resistito in quelle condizioni, con temperature di media intorno ai -30° C, per quindici notti consecutive, raggiungendo l’obiettivo il diciassettesimo giorno. Una conquista, insomma, incredibile.

Reiner Kauschke, Cima Grande di Lavaredo, invernale, Cervino
Il team del 1962 al Cervino, Kauschke è il terzo da destra, © kletterzeit

Già nel febbraio 1961, in compagnia dei sassoni Peter SiegertRolf Jager Werner Bittner, Kauschke aveva compiuto la prima ascesa invernale della via Hasse-Brandler della Cima Grande. Una via meno diretta, ma comunque molto impegnativa, tanto da richiedere degli allenamenti di resistenza speciali.

Nel 1962, con un team di alpinisti più numeroso, Kauschke aveva realizzato anche la prima invernale della via Schmid sulla Nord del Cervino. Insieme a lui ancora Bittner e Siegert, ma anche gli austriaci Erich Krempke e Leo Schlömmer, e gli svizzeri Paul Etter Hilti von Allmen

Reiner Kauschke, Cima Grande di Lavaredo, invernale, Cervino
© Christoph Hainz

L’impresa del ’63 rimane comunque la più impressionante considerati i mezzi dell’epoca. Lo stesso Hainz, che l’ha accompagnato sulla parete oltre mezzo secolo dopo, commenta su Facebook: “Con l’impresa di 55 anni fa Reiner e i suoi due compagni scrissero un capitolo della storia dell’alpinismo. Ho dormito una notte d’inverno sulla parete nord con l’attrezzatura moderna e mi è bastato“. Per la loro salita sono state necessarie 17 ore. Da 17 giorni a 17 ore, l’evoluzione dell’alpinismo moderno racchiusa in una giornata e nel ricordo di altre, di tanto tempo fa, impiegate per raggiungere la stessa vetta. Eppure nemmeno oggi si tratta comunque di un’impresa da niente. “La nord non è una passeggiata – ha scritto Hainz – figuriamoci a 80 anni. E non era neanche un po’ stanco! Pura potenza!

Il regalo che si è fatto Kauschke è davvero unico, così come uniche sono la sua forza e la sua voglia di lottare che ancora una volta, 55 anni dopo, l’hanno portato a raggiungere la cima.

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