Alpinismo

Andrzej Bargiel, una boccata d’aria fresca sul K2

Sono 53 gli alpinisti saliti in quest’ultime 48 ore sulla cima del K2. Tutti rigorosamente con l’ausilio dell’ossigeno supplementare. Gran prestazione comunque, il cui valore alpinistico e sportivo è di gran lunga inferiore alla salita senza ossigeno, soprattutto per una montagna come il K2 che richiede nella parte terminale uno sforzo, una concentrazione e un’assunzione di rischio eccezionali.

In discesa sul “traverso”, verso il “collo di bottiglia”, il giapponese Kojiro Watanabe è precipitato nell’abisso, a significare drammaticamente come sia difficile che tutti i fortunati salitori in vetta del K2 rientrino al Campo Base. È il secondo incidente mortale in questa stagione, il 9 luglio fa era toccato ad un alpinista canadese caduta dal Camino Bill.

Ecco a riscattare l’anima nero-commerciale delle masse in vetta alla montagna più bella del mondo, la superba performance alpinistica e sportiva del polacco Andrzej Bargiel, che ha toccato la cima senza usare ossigeno, ha messo gli sci ed è sceso dal K2 fino ai piedi della montagna senza mai toglierli, come in un infinito respiro d’azione, forza, ma, ne sono certo, anche d’esaltazione interiore in crescita iperbolica dovuta alla consapevolezza, sempre più lucida, di farcela con l’aumentare della pressione dell’ossigeno libero nei polmoni e nel cervello.

8 ore dalla vetta alla base della montagna, sciando sulla storia dell’alpinismo, lungo la via degli italiani del ‘54, poi giù per la Cesen,  per prendere la via che Kukuhczka e Piotrowski salirono nell’86 e fermarsi  dove un “panettone” ghiacciato s’incontra, attorno ai 5300 metri, con i ghiaioni della base del K2, inframmezzati da isole di licheni dove in  questa stagione è possibile trovare fiorito il papavero blu.

Un premio formidabile per il giovane Andrzej Bargiel, che ci ha regalato oltre ad alcune bellissime riprese con il drone del K2, anche una boccata d’aria sportivamente fresca nel sempre più asfissiante mondo dell’alpinismo commerciale.

 

 

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2 Commenti

  1. Concordo!. Aspetto con trepidazione il racconto della discesa ed in particolar modo quello relativo alla sciata sul collo di bottiglia. Non togliersi gli sci li vuol dire avere coraggio!

  2. Esatto! Vera boccata d’aria fresca. Questo ragazzo si è portato, senza l’uso supplementare dell’ossigeno,sulla montagna più bella del mondo, gli sci ed è sceso fino in fondo. Grande!

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