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Alpinismo in Karakorum, non solo 8000

Sono davvero tante le spedizioni quest’anno in Pakistan, molte delle quali impegnate non sugli 8000, ma su montagne più basse e più complesse.

Uno dei bivacchi solitari di Auer a quota 6.200 m, © Hansjörg Auer

Le difficoltà meteo di questa stagione in Karakorum, con la conseguente abbondanza di neve ed instabilità dei pendii, si stanno comunque facendo sentire anche sui 6000 e 7000, come tragicamente dimostrano gli incidenti causati da valanghe sul Latok e sull’Ultar Sar.

Abbiamo già raccontato della grandiosa solitaria di Hansjörg Auer sul Lupghar Sar West (7.181 m), di cui siamo tutti in attesa di ulteriori dettagli che pian piano l’alpinista sta snocciolando con molta avarizia.

Un team olandese ha invece compiuto la prima salita dell’inviolato Kachqiant Peak (6015m), una piramide ghiacciata situata in una valle remota, poco accessibile ed altrettanto poco frequentata dagli alpinisti, nel distretto di Ghizer nella regione del Gilgit Baltistan al confine con l’Afganistan. La cordata, formata dagli alpinisti Bas Visscher e Danny Schoch, ha salito l’affilata cresta fino alla vetta il primo luglio.

È invece appena arrivato ad Askole Alexander Huber, che torna sul Latok I a scalare l’inviolata Nord; un permesso ce l’ha anche il fratello, Thomas, che però pare essere ancora in Europa. Insieme ricordiamo hanno aperto nel 1997 una nuova via sulla parete ovest del Latok II (7108m). 

A Skardu è atterrato nei giorni scorsi un bel trio che promette grandi cose: sono Ales Cesen, figlio d’arte, Luka Stražar e Tom Livingstone. L’intenzione è quella di scalare la parete nord del Latok I da una nuova via.

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