Storia dell'alpinismo

60 anni fa la prima ascesa alla vetta del GI

Il 5 luglio 1958, Pete Schoening e Andy Kauffman raggiungevano per la prima volta in assoluto la vetta del Gasherbrum I (8.080 m) passando per la cresta Roch sulla parete sud-est. Il team americano della spedizione era composto da Bob Swift, Gil Roberts, Richard K. Irvin, Tom McCormack e Tom Nevison, guidati da Nicholas B. Clinch, unico americano ad aver condotto una spedizione che abbia portato alla prima ascesa di un ottomila.

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Pete Schoening, © Life

Prima di questa impresa, Schoening era già divenuto celebre per aver salvato, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, 5 compagni di team durante un’azione di salvataggio sul K2 nel 1953, rinominata poi “The miracle belay“. L’impresa ha dell’incredibile, ma tutte le testimonianze dirette raccontano di una sola piccozza da ghiaccio piantata nella roccia a sostenere il peso di Schoening e di tutti i compagni collegati alla stessa corda, che ha permesso all’americano di realizzare il delicatissimo salvataggio. Questo gesto è stato successivamente premiato dall’American Alpine Club con un Memorial Award.

L’undicesima montagna più alta del mondo, al confine tra Cina e Pakistan, è conosciuta anche come Hidden Peak, per la sua posizione estremamente remota, o K5, la quinta vetta più alta del Karakorum. Le prime spedizioni a esplorarlo risalgono agli anni ’30, con un’altitudine massima di 6.900 metri raggiunta da un team francese nel 1936 . Si dice che il termine “Gasherbrum” significhi “montagna di luce“; in realtà, nella lingua locale il nome si traduce letteralmente in “bella montagna“.

Nel 1975 Reinhold Messner e Peter Habeler raggiungono la vetta da una nuova via a nord-ovest, in stile alpino per la prima volta assoluta su un ottomila. Sempre il re degli ottomila concatena poi in stile alpino GI e GII con Hans Kammerlander nel 1984primo concatenamento della storia tra due ottomila.

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Messner e Kammerlander dopo il riuscito
concatenamento.

I piani di Messner ai Gasherbrum, come accaduto più volte nella sua lunga e (forse anche per questo) fortunata carriera alpinistica, rompono gli schemi tradizionali. Entrambe queste imprese, prima in stile alpino e primo concatenamento, rappresentano oltre che dei traguardi, anche degli esempi significativi e dei nuovi punti di partenza per tutte le spedizioni future. La storia della conquista di queste due grandi vette himalayane si può trovare nel libro di Reinhold Messner (ed. Corbaccio): “Due e un ottomila. Gasherbrum I e II in stile alpino“.

Diverse ascese significative sono rimaste negli annali della montagna, come l’apertura di una nuova via nell’83 da parte di Wojciech KurtykaJerzy Kukuczka, che completano l’ascesa in stile alpino e senza ossigeno. Solo due anni dopo, ben due ascese vengono completate con successo in solitaria: quella di Benoît Chamoux (che solo 7 giorni prima aveva scalato il GII) e quella dell’italiano Giampiero Di Federico, che apre una nuova via sulla parete nord-ovest.

Nel 2012, i polacchi Adam Bielecki e Janusz Gołąb sono invece i primi a realizzare la salita invernale. L’ascesa, compiuta senza ossigeno dalla via normale dei Giapponesi lungo la cresta nord-ovest e guidata da Artur Hajzer, ha segnato un nuovo storico traguardo raggiunto nella conquista del GI. Se il 9 marzo il team festeggiava la vetta però, negli stessi giorni si consumava il dramma di un altro team impegnato sulla parete sud. Tre membri della spedizione, tra cui il capospedizione, un alpinista svizzero e un portatore pakistano, impegnati a poca distanza dalla vetta, venivano ufficialmente dati per dispersi.

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