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Vallese: cresce a 6 il numero delle vittime. Il sopravvissuto italiano: “Sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza”

Continua a crescere il conteggio delle vittime della tragedia del Vallese. Ad oggi, risultano infatti 6 le vittime accertate, 5 italiani. La sesta, è Kalina Damyanova, moglie, di origini bulgare di Mario Castiglioni, deceduta per ipotermia.

Degli italiani caduti, solo 4 delle 5 identità sono state rese note dalle autorità locali: la guida alpina Mario Castiglioni, deceduto cercando alla cieca di individuare nella tempesta il rifugio per trarre in salvo il gruppo, precipitando tra le rocce; tre escursionisti esperti del CAI di Bolzano, la coppia composta da Marcello Alberti e Gabriella Bernardi, entrambi 53enni, commercialista lui e responsabile delle risorse umane di una grossa azienda lei, ed Elisabetta Paolucci, insegnante di 47 anni.

La sesta vittima della tragedia, Kalina Damyanova, © ANSA

Non è ancora stata confermata la dinamica dell’incidente, anche se le condizioni meteo e la relativa vicinanza a quello che avrebbe dovuto essere il punto d’arrivo del gruppo, nel momento in cui è stato rinvenuto, lasciano pensare che sia stata proprio la visibilità la causa della tragedia.

Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall’ospedale.“, sono le prime e uniche parole che Tommaso Piccoli, unico italiano sopravvissuto ha comunicato telefonicamente all’ANSA. Il suo pensiero, è andato ovviamente prima alla famiglia, contattata dall’ospedale la sera stessa del ritrovamento, per rassicurarla sulle sue condizioni. Il padre Stefano dichiara che il figlio gli ha subito riferito di stare bene, di trovarsi in ospedale.

È successa una cosa gravissima” – avrebbe proseguito – “e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza“. Il racconto di Tommaso al padre è laconico, la situazione era talmente avversa che ai membri del gruppo è stato difficile valutare le condizioni degli altri. L’uomo ha però cercato di mantenere il più possibile la lucidità: la sua lunghissima notte è stata un unico, tremendo sforzo per rimanere aggrappato alla vita. Tommaso ha cercato di fare ginnastica e di non addormentarsi, ben consapevole che l’ipotermia era un rischio tangibile.

la capanna Vignettes, il rifugio che il gruppo voleva raggiungere prima di essere investito dalla tempesta, © Wikipedia

Lui è rimasto sveglio tutta la notte. Non so come ha fatto” – dice ancora il padre – “spronava anche gli altri a muoversi e a non dormire, ma nel buio non li vedeva. Non sapeva dov’erano“. Quando l’alba è finalmente sorta, Tommaso e una compagna di gruppo, un’escursionista di origini tedesche, hanno potuto scorgere dall’altro lato della vallata alcuni sciatori, proprio vicino al rifugio, e hanno attirato l’attenzione gridando le loro richieste d’aiuto con quanto fiato gli rimaneva.

Il cordoglio delle Guide Alpine per la scomparsa di Mario Castiglioni è arrivato attraverso una lettera aperta firmata dal presidente del Collegio Nazionale Cesare Cesa Bianchi, dal presidente del Collegio Regionale Guide alpine Lombardia Fabrizio Pina e a nome di tutti i colleghi:

La comunità alpina è stata appena toccata da un nuovo dramma. Sabato pomeriggio, in circostanze ancora indeterminate, diversi gruppi di sci alpinisti, che avevano lasciato alle prime ore del mattino la “capanna del Dix”, sono rimasti bloccati da una tempesta nel settore del Pigne d’Arolla, lungo la traversata Haute Route da Chamonix a Zermatt, impossibilitati a raggiungere la loro destinazione.

Domenica mattina, dopo il passaggio del maltempo e nonostante un vento fortissimo, i soccorritori vallesi hanno recuperato i 14 alpinisti interessati. Purtroppo rimpiangiamo diverse morti, tra cui quella del nostro collega Mario Castiglioni e di alcuni dei suoi clienti.

Mario Castiglioni era nato a Como il 13 maggio del 1959 ed era Guida alpina dal 1992, iscritta al Collegio regionale Guide alpine Lombardia. Era un alpinista di grande esperienza e vantava un lungo curriculum internazionale. Castiglioni aveva salito tre ottomila: il Manaslu, lo Shisha Pangma e il Cho Oyu, e delle Seven Summit il Denali, l’Aconcagua, l’Elbrus e il Kilimanjaro. Aveva scalato inoltre il Fitz Roy, il Cerro Torre, l’Aguja Guillaumet, El Capitan, Half Dome, l’Ama Dablam, l’Alpamayo e il Mont Kenya, per citare solo alcune delle vette da lui raggiunte. Esercitava la professione di Guida alpina a tempo pieno. Con la sua agenzia organizzava spedizioni e viaggi alpinistici in Italia e in tutto il mondo, spesso di alto livello, tanto che la sua clientela era frequentemente composta da alpinisti preparati, abituati ad andare in montagna, esperti a loro volta. La Haute Route Chamonix Zermatt era un itinerario ben noto a Castiglioni, una traversata classica che aveva percorso tante volte nella vita.

Oggi, di fronte a questa tragedia, tutti i nostri pensieri sono rivolti alle famiglie e ai parenti delle vittime; vogliamo mostrare loro il nostro pieno sostegno e solidarietà, e facciamo del nostro meglio per assisterli e per aiutare a chiarire le circostanze di questa tragedia.

Desideriamo inoltre esprimere la nostra immensa gratitudine ai primi soccorritori del Vallese e della Svizzera per Air Glacier, Air Zermatt, Rega e Guide alpine svizzere.”

 

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