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Olimpiadi 2026, il CONI candida Milano/Torino. Zaia: c’è ancora tempo per proporre le Dolomiti

Il CONI ha trasmesso al Comitato Olimpico Internazionale la candidatura della Città di Milano/Torino per le Olimpiadi invernali 2026. 

Il CONI, una volta formatosi il nuovo Governo, sottoporrà allo stesso uno studio di fattibilità già realizzato ad inizio del 2018 per una valutazione complessiva dell’intero progetto che possa portare benefici a tutta l’Italia anche alla luce del contenimento dei costi previsti dall’Agenda 2020.

In questa fase, chiamata “Fase di Dialogo”, il CONI collaborerà con le due città e il CIO per verificare la miglior soluzione che si adatti alle esigenze del Paese, considerando quindi la possibilità, nell’ambito di un progetto unitario, di allargare anche ad altri territori eventuali soluzioni per le differenti competizioni olimpiche. Successivamente sarà esclusivamente il CIO, nel rispetto delle sue competenze tecniche e della Carta Olimpica, a decidere quale Città invitare ad essere ufficialmente candidata per i Giochi Olimpici Invernali 2026.

Per il momento il CONI non fa menzione di una candidatura delle Dolomiti, di cui in queste settimane si è tanto discusso. “Non mi stupisce che si parli di Milano e Torino quali candidate a ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, anche perché al momento quelle giunte dalle due città sono le uniche manifestazioni d’interesse, cioè la richiesta di un territorio di essere valutato dal Cio, ad essere state formalizzate“. Lo afferma il presidente del Veneto Luca Zaia, primo promotore dei Giochi Olimpici delle Dolomiti, commentando la comunicazione inviata dal Coni al Cio. “La data per la presentazione delle manifestazioni d’interesse è il 31 marzo – ricorda Zaia in una nota – e per quella data confermo che sarà presentata la manifestazione d’interesse, con Cortina capofila, del complesso Dolomiti-Unesco a ospitare le Olimpiadi invernali, a 70 anni dallo svolgimento del 1956 e nei termini concordati con i colleghi Presidenti del Trentino, Ugo Rossi, e dell’Alto Adige, Arno Kompatscher

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