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Un filo di speranza per Eli e Tomek

Lei è a 6671 metri, oramai a campo 3 della via Kinshofer. Ha lasciato Tomek a 7282m, alle 8,40 ora italiana, prima di partire ha mandato uno straziante e crudo messaggio chiedendo ancora aiuto per il suo compagno.

Ci sta provando con la forza della disperazione: da 3 notti è fuori senza tenda, da 24 ore non dorme, non mangia e non beve. Scende con lo sguardo volto alle spalle, al punto dove ha lasciato Tomek.

Il pendio dov’è Elisabeth è ripido e ghiacciato, duro. Scenderlo è rischioso quando si è in forma e vigili e tutti noi speriamo nella grande forza e determinazione di questa giovane donna. Ora lì è buio.

Intanto i preparativi son stati fatti e i soldi trovati, quelli ufficiali dei governi e quelli delle donazioni, perfino la moglie di Tomek ha offerto i suoi risparmi per garantire l’uso degli elicotteri pakistani. Non è facile per Ali, capo dell’agenzia di Eli e Tomek, per Riaz Ul Hassan e per il brigadiere Akram che con gli elicotteri da anni lavora per conto dell’ambasciata italiana, per l’ambasciatore polacco e quello francese. Ma ora c’è l’ok per volare e i piloti pakistani sono bravi.

Domattina due elicotteri partiranno alle 8 da Skardu e andranno al Campo Base del K2 a prelevare quattro alpinisti esperti (Adam Bielecki, Piotr Tomala, Jarek Botor i Marek Chmielarski) e acclimatati e li trasferiranno sotto la parete Diamir del Nanga. Da lì proveranno a recuperare prima Elisabeth e poi Tomek usando gli elicotteri.

Stiamo incrociando le tutte le dita affinché le previsioni meteo che prevedono un aumento del vento siano errate.

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