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Esordio sul K2, Romano Benet racconta il primo 8000 con Nives

Proseguiamo il nostro viaggio alla ricerca degli alpinisti che hanno scalato il K2 con il racconto di una coppia d’eccezione Romano Benet e Nives Meroi. Coppia affiatata, nella vita come sugli 8000, che ha da poco terminato la salita di tutte e 14 le cime più alte del pianeta.

Foto @ Romano Benet

Una cosa che però non tutti sanno è che il K2 ha segnato il loro esordio come coppia alpinistica. Era il 1994 e “quando ci hanno proposto la seconda montagna della terra ci siamo buttati a capofitto senza riflettere più di tanto su quel che stavamo andando a fare”. I due erano infatti stati reclutati per una spedizione che non mirava all’ormai classico sperone Abruzzi, ma puntava “alla parete nord con l’obiettivo di aprire una via nuova”. Un nuovo tracciato che si è concluso ad appena centocinquanta metri dalla vetta a causa della mancanza di materiale, racconta Romano. “Avevamo solo uno spezzone di corda e nessun chiodo per cercare di salire questo muro di trenta metri mai salito prima”. Una bella esperienza, conclusasi purtroppo senza vetta, ma “se fossimo arrivati in cima già al primo tentativo ci saremmo sentiti troppo forti. Così, la montagna ci ha rimessi subito al posto giusto” ride Romano che cova però, dentro di se, la voglia di tornare al K2 per finire quel che si è cominciato, ma “queste sono spedizioni che costano e i finanziamenti sono sempre un problema” spiega. 

Foto @ Romano Benet

“Più in generale mi piacerebbe molto tornare al K2 in inverno” aggiunge sorprendendoci per un istante. In inverno? “Si, per me sarebbe molto interessante. Ho sempre amato molto la stagione fredda e, oltre alle Alpi, abbiamo provato a cimentarci anche nell’inverno himalayano”. L’hanno fatto sul Makalu nel 2008, poi purtroppo “non siamo riusciti a tirare su abbastanza soldi per tornare l’inverno successivo”.

Prima però della quinta montagna della terra è toccato arrivare in vetta al K2. I due ci avevano già riprovato dieci anni dopo, nel 2004, sempre da nord e poi nel 2006 lungo lo Sperone Abruzzi, quando finalmente la montagna si è concessa. “Il nord era il nostro lato preferito, ma nel 2006 eravamo su una via che ha dato molto all’alpinismo ed era un momento perfetto” Spiega Romano. “Eravamo a 6500 metri circa e tutti si erano già arresi” i due però hanno scelto di continuare, di provarci lo stesso e “in Himalaya non ho mai più avuto giornate di vetta come quella. In più c’era la grande soddisfazione di essere saliti solo con uno spezzone di corda da venti metri”. Ma oltre alla corda Nives e Romano erano saliti, come sempre, da soli senza portatori, in quello che Romano definisce “l’unico sistema possibile per andare in montagna. Non mi viene in mente che qualcuno mi porti la roba, come anche l’ossigeno” spiega. “Non saresti tu a fare il lavoro, non ti metteresti alla prova… Se poi non dovessi riuscire a salire così nessun problema, ritenti”.

 Ora però tocca ai polacchi…

“Conosco Wielicki e alcuni dei ragazzi giovani, spero davvero che ci riescano. Wielicky ha speso due anni per organizzare questa spedizione. Ci è voluto tanto impegno e anche l’investimento economico non è di certo una bazzecola.

Tra i giovani ci sono alpinisti forti e preparati dal punto di vista tecnico. È una buona squadra. Bisognerà però vedere il meteo, che purtroppo non possiamo ancora comandare. Sicuramente ci sarà molto da pazientare per trovare la giusta finestra di bel tempo”.

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