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Marco Zaffaroni ci racconta la storia del Kalika Hospital, l’ospedale in Dolpo voluto da lui e Mario Merelli

“Era il 2006, tornavamo da una spedizione, non mi ricordo nemmeno quale. Eravamo in una pizzeria, io e Mario Merelli, e ci dicevamo, un po’ in italiano ed un po’ in dialetto, che sarebbe stato bello fare qualcosa anche noi, lasciare un segno tangibile in Nepal, che negli anni ci aveva dato tanto”. Inizia così Marco Zaffaroni, alpinista di lunga data, mentre ci racconta della nascita del progetto che nel 2010 ha portato al presidio sanitario Kalika, nel basso Dolpo.

“Avevo appena letto “Il leopardo delle nevi” di Peter Matthiessen”, spiega Zaffaroni, “e così decidemmo di scegliere un progetto nel Dolpo”. “Nel 2008 Mario era al Dhaulagiri ed io non potevo andare, ma mi recai a fare un sopralluogo. Un aereo per Kathmandu, poi un altro fino Nepalgangi ed il giorno dopo atterrai con un aereoplanino a Jhupal. Due giorni di cammino e arrivai dove c’era da costruire questo ospedale. Rimasi affascinato da quel posto, dove non ci sono strade carrozzabili e sembra di essere fuori dal mondo. Decidiamo di tentare di fare questa cosa”.

Iniziano così i lavori per costruire l’ospedale, grazie anche all’aiuto di una ONLUS italiana, La Goccia. Dopo vicissitudini e lungaggini burocratiche nepalesi, nel 2009 viene fatta l’inaugurazione, ma l’ospedale non è ancora terminato. “Dopo un anno, nel 2010, – continua nel racconto Marco – l’ospedale era in funzione con un medico, un medico di laboratorio, due infermiere e un inserviente”.

Nel 2012 Mario Merelli scompare, l’ospedale va però avanti. Una targa a ricordare l’alpinista: “In memoria di Mario Merelli Alpinista e Sognatore. Grazie alla condivisione dei suoi sogni il Kalika Family Hospital è una realtà”

È il 2015 ed il testimone passa all’associazione Bistari Bistari ONLUS, formata da chi si è sempre prestato con il suo impegno al progetto e dalle nuove leve desiderose di seguire e impegnarsi in questa “sfida”. “Quest’anno è il secondo anno che abbiamo questa onlus e che gestiamo direttamente noi il progetto in Nepal” ci spiega Zaffaroni. Ogni anno il costo è di circa 55 mila euro.

Oggi il Kalika Family Health Hospital è una realtà importante per la zona: inizialmente doveva servire 9 villaggi, a 2 giorni di cammino, per un totale di 18.000 mila persone, oggi viene utilizzato da 20/30 persone al giorno, che arrivano da fino 5 giorni di cammino, quindi anche dall’Alto Dolpo. “Due anni fa è arrivato un ragazzo con uno yak, sopra la mamma ammalata, dietro, trainati, la moglie ed il bambino. Era felicissimo perché adesso aveva un ospedale vicino a casa. Gli ho quindi domandato quanto ci impiegasse e mi rispose cinque giorni” ricorda Zaffaroni. 

L’ecografo è arrivato al Kalika hospital. Foto @ Bistari Bistari Onlus

La struttura è ad oggi l’unico presidio sanitario permanente in Dolpo, questo significa che ogni giorno è sempre disponibile tutto lo staff, che è locale. Il medico è un ragazzo nepalese, che ha studiato ed ha fatto il master in Ucraina; il tecnico di laboratorio, all’ospedale dal 2010, è di Katmandu ed ha studiato lì; le infermiere sono di Kalika, ma hanno studiato a Nepalgangi. “Noi occidentali pensiamo di andare a fare il medico là perché non sono capaci, ma non è vero: non hanno semplicemente i soldi per fare gli ospedali e per pagare i medici. I medici nepalesi ci sono, in molti vanno negli Stati Uniti o in Europa a studiare. Se a questa gente del mondo più complesso del nostro non diamo la possibilità di fare con le loro mani e non cerchiamo di aiutarli ad avere autodeterminazione noi continueremo a rimanere il primo mondo e loro ad essere il terzo”.

Il Dolpo è abitato 30 mila abitanti, la più grande provincia nepalese, ma anche la più povera e quella lasciata maggiormente sola perché senza infrastrutture. Il primo problema del Dolpo, la vera emergenza, è quella sanitaria. La mortalità infantile è del 50% nel primo anno di vita.

 

Per rimanere aggiornati ed aiutare l’associazione Bistari Bistari ONLUS, qui

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