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E’ possibile scalare un 8000 senza ossigeno in 10 giorni? Kilian Jornet spiega come ha fatto

È possibile scalare un 8000 in 10 giorni senza ossigeno e senza aiuto esterno? Come allenarsi? come acclimatarsi? 

È questa la domanda che si sono fatti Kilian Jornet e la fidanzata Emelie Forsberg prima di partire la primavera scorsa per l’Himalaya con il desiderio di arrivare in vetta al Cho Oyu, ma anche di tornare in tempo in Norvegia per la stagione di trail e scialpinismo.

La risposta entrambi non l’avevano, anche perché erano al primo 8000. Come scoprirlo? Partenendo e vedendo come sarebbe andata. Oggi sappiamo che il Cho Oyu è stato conquistato, almeno da Kilian, mentre Emelie, non sentendosi in ottima forma e senza la certezza del bel tempo nelle ore successive, si è voluta fermare.

Come è stato possibile? Il video pubblicato da Kilian Jornet spiega questo successo, basato su un allenamento intensivo e specializzato, anche in condizione di ipossia, così da arrivare in Nepal già con un buon livello di acclimatamento.

La routine di training, spiega il catalano, è stata 6/7 ore di scialpinismo la mattina, 1 ora di allenamento con la maschera nel pomeriggio simulando un’altitudine di 6000 metri. Per la prima settimana i due atleti hanno dormito come se fossero a 4000 metri, incrementando man mano l’assenza di ossigeno fino a “portare” il riposo notturno a 5800 metri.

Le ore di allenamento a casa, prima di partire, sono state, spiega Emelie, 340. La settimana prima di volare per Katmandu il Mezzalama.

Nonostante ciò, la fatica è stata tanta e la mancanza di acclimatamento tradizionale si è sentita dai 7.500/7600 metri. La storia della salita agli 8210 metri del Cho Oyu è raccontata nel video che vi lasciamo qui sotto. Quello che è importante sottolineare, come ripete più volte il medico intervistato nel video, è che sarebbe un errore pensare che tutti possano fare alpinismo come Jornet. “Pensare di allenarsi un mese come ha fatto Kilian e poi tentare di scalare l’Everest sarebbe un errore. Probabilmente fatale”.

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