Alpinismo

Giacomelli recuperato. E Maestri maledice il Torre

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EL CHALTEN, Patagonia — E’ arrivato stanotte a El Chalten il corpo di Fabio Giacomelli. Lo ha recuperato una squadra di soccorritori insieme ad alcuni alpinisti e abitanti del villaggio che si sono stretti attorno ad Elio Orlandi e alla tragedia che ha colpito la cordata sulla Est del Cerro Torre. Nel frattempo, in Italia alza la voce Cesare Maestri, addolorato per la perdita di un amico e disgustato dall’ennesima tragedia su quella montagna: "Crollasse il Cerro Torre. Maledetta la volta che l’ho visto. E che l’ha visto Cesarino". 

"Maledetta la volta che il Torre è entrato nella mia vita – ha scritto ieri Maestri sulle pagine del quotidiano "Trentino" – e maledetta anche la volta che l’ha visto Cesarino. Adesso sono qui a piangere un amico. E’ un’altra spina profonda della mia vita, che ancora una volta arriva da quella montagna. Mi sento quasi mancare. Fabio era un grande uomo, mi è stato vicino in momenti difficili, era un grande alpinista e un grande sognatore. Nella tragedia l’unica consolazione è che Elio sia riuscito a resistere, a sopravvivere".

Giacomelli è stato investito dalla valanga il 1 gennaio, durante la discesa dalla montagna. Con Elio Orlandi voleva aprire una via nuova sulla parete Est, e portare in vetta le ceneri di Cesarino Fava, protagonista con Cesare Maestri della contestata prima salita del Cerro Torre nel 1959.

"Scusate se in tanto dolore mi sento di esprimere un’altro sentimento: la speranza che una sciagura di queste proporzioni sia un monito per chi ancora vuole speculare sulle vicende del Torre – scrive ancora Maestri tirando una frecciata a chi, oggi, continua a rivangare e contestare la salita del 59 -. Giacomelli e Orlandi sono due grandissimi alpinisti che hanno cercato di soddisfare la volontà di Cesarino. Quanto alle mie ceneri, voglio fin d’ora che nessuno pensi ad alcun omaggio. Le buttino dove credono. Il Torre ha un’attrazione pazzesca. Per Cesarino era la vita. Lo abbiamo vissuto insieme. E non posso più liberarmene".

Orlandi e Giacomelli erano arrivati a 150 metri dalla vetta, poi il maltempo li ha fermati. In discesa l’incidente, dopo il quale Orlandi ha cercato senza sosta il compagno, scavando con le mani e con la sonda nella neve per 46 ore filate. Senza perdere un minuto, appeso ad un filo di speranza, con il rischio di altre valanghe ma con una lucidità incredibile.

"Elio ha fatto una cosa che mai nessuno aveva tentato – ha detto Giorgio, il fratello di Fabio Giacomelli, alla stampa locale -. Ha recuperato da solo il corpo di Fabio. Non lo dimenticheremo mai".

Il gesto di Orlandi ha lasciato senza parole anche tutta la comunità patagonica, che si è mobilitata in toto per contribuire al recupero. L’elicottero, infatti, ha lottato invano contro le forti raffiche di vento patagoniche per salire a recuperare la salma di Giacomelli: l’operazione è stata compiuta, alla fine, dalle squadre salite a piedi: 25 uomini del soccorso andino, del parco nazionale, alpinisti e abitanti del villaggio.

Secondo quanto riferito dalla stampa, il gruppo ha raggiunto il luogo dove si trovava il corpo dell’alpinista mercoledì in tarda serata e ieri ha completato il cammino di discesa con la salma, incontro alla quale sono salite anche delle persone a cavallo per aiutare nei trasporti. La famiglia dell’alpinista Trentino, intanto, sta provvedendo alle pratiche per far rientrare la salma in Italia.

Sara Sottocornola

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Photo Cheizberd courtesy of www.flickr.com

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