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Alpi Marittime: cicloalpinismo messo a bando su gran parte dei sentieri

Pubblichiamo il post dalla pagina Facebook di Cicloalpinismo.  L’ente parco delle Alpi Marittime, in un articolo del regolamento dedicato al cicloalpinismo vorrebbe limitare la presenza delle biciclette solo su alcuni sentieri determinati dall’ente stesso. Qui di seguito il post completo: 

Il nuovo “Regolamento delle Aree Protette delle Alpi Marittime” è in attesa di approvazione da parte della Regione Piemonte. Il suddetto regolamento dedica l’Articolo 5 alla regolamentazione dell’attività ciclistica e si compone di quattro commi: tre di questi (N°2-3-4) esprimono in maniera esauriente e corretta un dovere di salvaguardia dell’ambiente che ci si può aspettare da un Ente Parco. Il comma 1, purtroppo, va però oltre e recita: “La circolazione delle biciclette, comprese quella a pedalata assistita, è consentita sulle piste forestali, sui sentieri e le mulattiere individuati e segnalati dall’Ente”

Nonostante l’approccio in apparenza positivo al tema – “è consentito”- sostanzialmente significa che l’utilizzo della bicicletta viene vietato ovunque, salvo l’individuazione e la segnalazione di percorsi che l’Ente avrà la compiacenza di concedere in deroga. Questo articolo potrebbe sancire la messa al bando della pratica della mountain bike su centinaia di chilometri di strade e sentieri in tutte le aree protette delle Alpi Marittime che comprendono porzioni della Val Tanaro, Valle Pesio, Val Vermenagna, Valle Gesso e Valle Stura.

Nonostante l’Ente Parco sostenga di aver interpellato gli “stakeholder” chiave sul tema, nessuno ha avanzato dubbi sul regolamento e questo ci lascia molto perplessi circa le modalità di coinvolgimento da parte dello stesso verso le associazioni interessate (es. IMBA Italia e Club Alpino Italiano – MTB CAI ).

Da un incontro avuto con i rappresentanti dell’Ente Parco è emerso che fra le ragioni di questo divieto vi sia il timore dell’”invasione” delle e-bike: vietare l’accesso a tutti i tipi di bici e su tutti i sentieri, in maniera indiscriminata, non è una risposta accettabile che ci si aspetti da un soggetto che oltre che tutelare l’ambiente deve permetterne una fruizione sostenibile. Dal nostro punto di vista riteniamo ci possano essere altre alternative al divieto per ottenere entrambi questi obiettivi.

Per questo vi invitiamo a sostenerci nel chiedere lo stralcio del comma 1 dell’Art. 5 nelle sedi regionali per valutarne una modifica che tenga conto delle opinioni di chi l’escursionismo alpino in mountainbike lo pratica e lo vive ogni giorno con passione e rispetto.

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