Everest: consiglio dei ministri al base
KATHMANDU, Nepal — "Ci riuniremo sull’Everest per attirare l’attenzione sull’impatto dei cambiamenti climatici in Himalaya". L’annuncio del consiglio dei ministri al campo base della montagna più alta del mondo è arrivato ieri, dal ministro dell’ambiente nepalese Deepaak Bohara, e segue a stretto giro quello sottomarino delle Maldive. A quanto pare, le parole non bastano più: i paesi minacciati dallo scioglimento dei ghiacci passano ai fatti, sperando di ottenere soluzioni dal summit internazionale di Copenhagen del prossimo 8 dicembre.
Oggi, il Nepal rilancia con un vertice governativo a 5.300 metri di quota. L’annuncio è stato fatto ieri, e il consiglio verrà organizzato entro la fine del mese. I ministri verranno portati al campo base in elicottero e lassù dicuteranno degli enormi rischi e dei danni che i cambiamenti climatici stanno provocando in Himalaya-Karakorum.
"Il Nepal – ha detto il ministro Bohara – è molto vulnerabile al cambiamento climatico pur essendo uno dei paesi con il minor tasso di emissione di gas serra".
Diversi gridi d’allarme sono stati lanciati negli ultimi anni per i ghiacciai di questa catena, che si estende per oltre 2.500 chilometri dal Pakistan al Bhutan, dando origine a nove dei più grandi fumi d’Asia e fornendo acqua dolce e vita a oltre 1 miliardo e trecentomila persone, circa un quinto della popolazione mondiale.
Solo un’azione drastica e globale potrà davvero dare una risposta adeguata al problema del cambiamento climatico, e le speranze sono tutte riposte nel summit delle nazioni unite sul clima di Copenhagen, il cui obiettivo sarà ridurre drasticamente le emissioni. L’accordo, però, non si preannuncia facile: molti sono i timori riguardo la reale efficacia di questo summit, che però secondo molti scienziati e molti governi, rappresenta l’ultima possibilità per prevenire danni irreparabili al pianeta.
Diversi sono i i progetti di monitoraggio ambientale e climatico che tentano di tenere sotto controllo zone a rischio come l’Himalaya Karakorum. Il maggior protagonista è un ente italiano, il Comitato Ev-K2-Cnr, che da vent’anni è leader nella ricerca scientifica d’alta quota e oggi è in prima linea con Share, una rete globale di monitoraggio climatico d’alta quota che fornisce dati a programmi internazionali come Unep o Wmo. Share conta una quindicina di siti di monitoraggio e laboratori sparsi su tutto il pianeta, dall’Africa al Karakorum, dall’Europa all’Himalaya, e la sua punta di diamante è la stazione meteorologica installata due anni fa a 8000 metri, sul Colle Sud dell’Everest, che da allora fornisce dati
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