Alpinismo

Ines Papert, la donna del ghiaccio

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DARFO BOARIO TERME, Brescia — "Per arrampicare su ghiaccio bisogna saper ‘soffrire’, perché è duro. Se si vuole andare da capocordata è necessaria anche molta esperienza, perché il rischio c’è. E’ sicuramente per questo che piace meno della roccia alle donne". Alle altre forse, ma non ad Ines Papert, per la quale il ghiaccio è un amico. Questa l’intervista alla fortissima iceclimber tedesca, che ha raccontato a Montagna.tv il suo punto di vista femminile in uno sport generalmente amato dagli uomini.

Ama il freddo, la fatica e soprattutto scalare, sia su roccia che su ghiaccio. Ines Papert si presenta come una donna tutta d’un pezzo: determinata e sicura di sé. Non disposta, in quanto donna e mamma, a rinunciare al diritto di vivere fino in fondo la sua passione per le pareti verticali.
 
Nata a Wittenberg in Germania nel 1974, la Papert ha scoperto la passione per la montagna relativamente tardi, a 19 anni. Ben presto però l’arrampicata è diventata la sua vita, al punto da raggiungere i massimi livelli in pochissimi anni. E’ diventata famosa nel mondo per le sue straordinarie performance nell’iceclimbing, vincendo per la prima volta la Coppa del mondo nel 2001.
 
Da allora fino al 2006 ha collezionato numerosi titoli nelle competizioni internazionali di questa disciplina. Poi la climber tedesca ha deciso di abbandonare le gare per dedicarsi a tempo pieno a un’arrampicata di esplorazione, sulle montagne del mondo.
 
Idee chiare e massima tenacia nel perseguirle. La stessa forza che dimostra scalando e che vuole trasmettere alle ragazze che mirano a far diventare l’arrampicata una professione oltre che una passione.
 
"Io cerco di motivare le altre donne ad andare in montagna, a vivere i loro sogni e a non avere paura. ‘Chi non si difende finisce ai fornelli – conclude la climber recitando un detto tedesco -!’. Donne lasciate gli uomini a casa e andate in montagna!".
 
Ecco la sua videointervista, tradotta da Christine Kopp. Contributi immagini tratti dal film "Lightning Strike", di Christoph Frutiger, Christine Kopp e Stephan Siegrist.
 
 
Valentina d’Angella
 
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