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“Una montagna di dilettanti invade ogni giorno le Alpi” di Enrico Martinet da La Stampa

Articolo di Enrico Martinet, da La Stampa Montagna dell’ 11 luglio 2017

Che tipo di corto circuito tra realtà, letture, filmati può spingere le persone sulla verticalità senza tenere in conto il pericolo? Forse il fascino dell’ignoto, oppure il desiderio incontrollabile di inseguire le gesta uomini che destano in noi ammirazione. «Di tutto un po’, credo. Predomina la realtà virtuale. Tutto viene banalizzato», risponde Ivo Rabanser, guida alpina della Val Gardena. Lo deduce da quanto gli chiedono i clienti. «Quando si fa sci alpinismo, per esempio, e io dico loro di portarsi dietro l’Arva, la ricetrasmittente per segnalare un corpo sotto valanga, mi domandano, “ma allora è pericoloso?”».

Inconsapevoli. Ormai sono tanti gli episodi che indicano come è cambiato l’approccio alla montagna. Gli ultimi incidenti, la morte di Luca Borgoni, 22 anni di Cuneo, sul Cervino, sabato, o andare slegati sul ghiacciaio del Gigante, nel cuore del Monte Bianco o addirittura attraversare a zig zag senza un minimo di assicurazione le creste della Tour Ronde, sempre nello stesso giorno, dimostrano che la montagna non fa paura. «Errore», dicono le guide. Borgoni aveva detto ai genitori e agli amici di voler far ancora qualche centinaio di metri di dislivello dopo aver concluso la gara di Vertical ai piedi del Cervino.

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Foto in alto: Ghiacciaio del Gigante, Monte Bianco @ La Stampa

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