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Franz Rossi sulla morte del giovane skyrunner Luca Borgoni

Alcune riflessioni di Franz Rossi, scrittore e runner, sulla morte del giovanissimo skyrunner Luca Borgoni, avvenuta sabato scorso alla capanna Carrel, sul Cervino. Quale ruolo ha l’enorme eco mediatica delle imprese con quei video montati ad arte che tanto ci entusiasmano e ci portano all’emulazione? Dove sta la realtà e dove la finzione?

Scrive Rossi: “Luca era sicuramente un atleta preparato, sia fisicamente, sia come esperienza. Ma c’è qualcosa di sbagliato nella sua morte. Aveva 22 anni, e come tutti noi seguiva le gesta di Kilian e degli altri campioni. Magari è stato questo che lo ha tratto in inganno”.

E ha concluso: “Scusate, magari tutto questo c’entra poco con la corsa, ma come dicevo all’inzio è un pensiero che ho in testa da sabato. Luca non ha colpe, e se anche ne avesse avute, ha pagato il prezzo più alto. E non venite a dirmi che almeno è morto facendo quello che più amava. Lui di certo avrebbe preferito poter continuare a farlo”.

Leggi QUI l’articolo completo.

 

Foto in alto: Luca Borgoni

 

 

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2 Commenti

  1. Franz,
    ho letto il tuo articolo sia qui sia nella versione completa sul blog di Repubblica e francamente faccio fatica a capire il tuo “messaggio”.

    Premesso la morte di un giovane ragazzo, che oltretutto muore seguendo una sua passione, lascia sgomento e dispiacere.

    Prima dici “Magari è stato questo che lo ha tratto in inganno” riferendoti ad una possibile visione di campioni come Kilian e ad una imprudente imitazione.
    Poi fai un affondo su “la finzione” della TV e dei media.
    Concludi dicendo che “Luca non ha colpe, e se anche ne avesse avute, ha pagato il prezzo più alto”.

    La montagna ha un grado di rischio ineliminabile e l’accadere o meno di un incidente è qualcosa di statistico/casuale.
    Dal mio punto di vista però è nostra responsabilità incidere su quei fattori che possiamo controllare che concorrono al minimizzare il rischio (vedi tuo esempio su guide alpine).
    Non farlo significa non minimizzare il rischio di incidente e quindi accettare un grado di rischio più alto: è una scelta soggettiva.

  2. senza entrare in merito sulla morte del ragazzo, ma al giorno d’oggi quanti trail runners ( che in inverno diventano sci alpinisti) ci sono che si avventurano su terreno “tecnico” senza vere le minime basi di alpinismo o scalata su roccia?? comprese anche alcune semplici manovre per fare alcuni passaggi in sicurezza??

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