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Sulle Dolomiti il primo raduno di Quad: Mountain Wilderness non ci sta!

BELLUNO — Il 10 e 11 giugno prossimi sulle Dolomiti, precisamente sui territori di competenza dei Comuni della Provincia di Belluno di Falcade, Canale d’Agordo, Vallada Agordina, San Tomaso Agordino, Cencenighe Agordino, e sul Comune di Moena in Provincia Autonoma di Trento, si terrà un raduno di Quad. “Quad in Quota – 1° raduno delle Dolomiti” ha scatenato non poche polemiche e la contrarietà di Mountain Wilderness Italia, che ha presentato un esposto-denuncia riguardo alla manifestazione.

“Il raduno coinvolge 55 quad (moto fuoristrada a quattro ruote) e si svolge lungo un tracciato di 98 chilometri dei quali 72 sono sterrati, superando 4.000 metri di dislivello in discesa e salita, attraversando boschi, pascoli, terreni impervi di alta quota, in zone ad alta sensibilità ambientale e naturalistica”, si legge nel comunicato. “Su richiesta del sig. Tomaselli Moreno residente a Caviola di Falcade, tutti i Comuni hanno dato l’autorizzazione allo svolgimento della manifestazione. Alcuni Enti hanno presentato prescrizioni difficilmente osservabili, ad esempio il ripristino della situazione originaria in caso di scotico del manto erboso. Alcune prescrizioni risultano anche illegittime in quanto, in assenza di Valutazione d’incidenza, non sono coerenti con quanto prescritto da leggi nazionali e dalle Direttive europee Uccelli e Habitat, l’insieme delle norme che regolano Rete Natura 2000; è evidente come sia impossibile il ripristino dei luoghi che verranno danneggiati dal passaggio dei mezzi nel breve periodo, data la lenta capacità di ripristino del manto erboso alle quote in cui si svolge la manifestazione; si evidenzia inoltre che lo scotico del manto erboso produce un denudamento del terreno che accentua ed accelera il dissesto idrogeologico”.

L’esposto-denuncia si sofferma su due ordini di valutazioni. “Il primo e più importante riguarda il mancato rispetto di norme che tutelano gli ambienti di alta quota, le aree sottoposte a vincolo idrogeologico, le aree Siti di Importanza Comunitaria (SIC), le aree Zone di Protezione Speciale (ZPS), le aree Zone Speciali di Conservazione (ZSC). (…) In tutte le autorizzazioni non vi è alcun riferimento al danno da rumore causato dalla manifestazione o al danno da emissioni inquinanti provocate dai mezzi che sono previsti transitare”.

“Dalla documentazione rilevata risulta che ad oggi la manifestazione in oggetto non sia stata sottoposta a Valutazione d’Incidenza. Nessun Comune ha richiesto tale studio. Oltre a questo è lecito chiedersi: chi sostiene le spese? Il privato o il pubblico? Una iniziativa privata non dovrebbe essere sostenuta con fondi pubblici dei Comuni, in questo caso un intervento della Corte dei Conti dovrebbe censurare e condannare l’Ente”.

“Il percorso della gara si svolge ai margini del confine con il Parco naturale provinciale di Paneveggio – Pale di San Martino (anche questo Ente nemmeno coinvolto e sentito nel recepimento delle autorizzazioni) e sfiora l’area ZPS Lagorai IT 3120160, area 46191. Subito dopo si passa accanto alla zona ZSC (Zona Speciale di Conservazione) Lagorai Orientale Cima Bocche, IT3120168 Area 12280.1, al margine del Parco Naturale provinciale di Paneveggio – Pale di San Martino, parco certificato CETS, Carta Europea per il Turismo Sostenibile. Queste zone SIC, ZPS e ZSC sono regolamentate dalle normative europee specifiche che costituiscono la Rete Natura 2000, ovvero la Direttiva Uccelli 79/409/CE e la Direttiva Habitat 92/43/CE. Queste direttive vengono rispettate nella manifestazione? Leggendo le autorizzazioni pervenute dai Comuni, dalla Regione Veneto e dalla Provincia Autonoma di Trento, non si rileva la minima attenzione ai contenuti delle direttive europee e quindi non vi sono disposizioni riguardo il rispetto delle norme in queste contenute. Questa manifestazione invade territori particolarmente sensibili dal punto di vista sia ambientale che paesaggistico e sono tutelati da un trattato internazionale, la Convenzione delle Alpi, ratificata anche dall’Italia e che nei suoi protocolli invita gli Enti pubblici ad evitare ogni evento che porti motorizzazione alle alte quote. Anche in questo caso né la Regione Veneto né la Provincia Autonoma di Trento, e neppure i Comuni coinvolti, motivano il mancato rispetto della Convenzione delle Alpi”.

Mountain Wilderness chiede che “le Forze dell’Ordine rilevino ogni situazione di violazione delle normative al fine di denunciare in via amministrativa, e dove la legge lo impone penale, gli organizzatori e chiunque abbia autorizzato la manifestazione”. Come andrà a finire? 

 

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5 Commenti

  1. Le Dolomiti ormai sono come il parco giochi: fanno bene a chiudere i passi ai pagliacci su due ruote e alle macchine anche se questo ahimè qualche problema a noi residenti lo crea…ma è ora di finirla con le parate: è un sito UNESCO e la culla dell’alpinismo su roccia, ma a scalare non va quasi nessuno se non dove ci si arriva in macchina: torri del Sella, Falzarego tanto per fare due nomi. Divertimento facile e veloce: è una verogna che vengano permesse certe manifestazioni.

  2. Per un raduno del genere andrebbe bene una qualsiasi area dismessa o una comune pista da motocross, tanto si è tutti impegnati a fare pernacchie dalla marmitta, mica si cerca un contatto o una comunione con la natura, per la quale si avranno occhi (forse) solo a motori spenti. Le dolomiti non sono qui pro quad!

  3. Nell’assordante silenzio di questi giorni, in merito alla vicenda, ovviamente, attendiamo anche il parere del CAI, Province, Regioni. Grazie.

  4. E’ ora di finirla! di maltrattare le Dolomiti, trent’anni fa quando ho ripetuto
    la Cassin alla Trieste ,il diedro Mayerl al Sass de la Crusc ecc.in Dolomiti
    stavi bene ma già c’erano le avvisaglie del cambiamento! e ora siamo alla
    montagna mercificata ,assalto motoristico ecc..altro che patrimonio dell’umanità

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