Alpinismo

Broad, la Castagna precipita dopo la cima

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ISLAMABAD, Pakistan — Ennesima tragedia, in Karakorum, per l’alpinismo italiano. L’alpinista vicentina Cristina Castagna ha perso la vita sul Broad Peak, pare dopo aver toccato la vetta: una scivolata accidentale a circa 7000 metri e un terribile volo tra ghiaccio e rocce sulla via normale di quello che è diventato il suo quinto, e purtroppo ultimo, ottomila. La giovane infermiera di Vicenza, l’anno scorso, era diventata la prima donna italiana a calcare la vetta del Makalu, la quinta montagna più alta del mondo.

La notizia, che già da 48 ore circolava insistente nel mondo alpinistico, è stata confermata ieri nel tardo pomeriggio. L’incidente è avvenuto sabato, giornata nella quale la Castagna e il suo compagno Giampaolo Casarotto avrebbero raggiunto la cima del Broad Peak, il loro primo obiettivo stagionale. Nei prossimi giorni avrebbero puntato al Gashembrunm I. 

“Era una decina di metri davanti a me – ha detto Casarotto in una telefonata satellitare riportata dal Giornale di Vicenza -. Stavamo scendendo dal campo 4 quando Cristina è come fosse inciampata. Ha sbattuto contro alcune rocce poi è precipitata in un crepaccio. Quando l’ho raggiunta, purtroppo era già morta. Non mi sono rimaste che le lacrime”.

Secondo le ricostruzioni, la caduta dovrebbe essere avvenuta in un tratto molto ripido. Il corpo dell’alpinista pare si trovi ora ad oltre settemila metri di quota, in un punto dove il recupero sembra essere impossibile. Secondo indiscrezioni, verrà perciò probabilmente lasciato lassù, come la Castagna tra l’altro aveva scritto di volere, in caso di incidente, in uno dei suoi diari.

La Castagna, infermiera al Pronto Soccorso di Vicenza, aveva 32 anni e si faceva chiamare “El grio”, un soprannome che le aveva dato il padre quando era piccola. Cresciuta sulle Dolomiti, aveva salito l’Aconcagua e poi si era data agli ottomila. Ad oggi, aveva salito  lo Shisha Pangma nel 2004, il Gasherbrum II nel 2005, il Dhaulagiri nel 2007 e il Makalu nel 2008. Nel suo curriculum anche tentativi al Lhotse e all’Everest. Quest’anno si era posta un obiettivo ambizioso: due ottomila in una sola stagione. Purtroppo, la tragedia ha infranto ogni progetto.

“Dal campo 3, a 7100 metri, al colle a 7800 metri, c’è un traverso dove si raccoglie molta neve ed quindi difficile salire – scriveva l’alpinista solo qualche giorno fa, progettando il tentativo di cima -. Dal colle in poi, in cresta, la situazione è migliore e si procede più velocemente. Noi non ci arrendiamo di certo abbiamo ancora un pò di tempo, la pazienza non manca. Chi la dura la vince. La cima è li che ci guarda severa e ci fa capire ancora una volta che non esistono 8000 semplici, esistono solo condizioni più o meno buone per la scalata. Un bacio a tutti dal Grio e grazie a tutti gli angeli che mi aspettano a casa”.

Sara Sottocornola

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Foto courtesy www.elgrio.net. Info courtesy of http://www.ilgiornaledivicenza.it

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