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L’innevamento artificiale sempre meno sostenibile, non solo per l’ambiente

La stagione sciistica quest’anno è partita in ritardo e molto faticosamente, pochissime precipitazioni hanno portato tutte le stazioni che potevano permetterselo, come infrastrutture e come risorse economcihe, ad utilizzare l’innevamento programmato. Fin da subito l’ostinazione di alcuni comprensori a perseguire un modello di business e un offerta turistica ormai non più sostenibile ha fatto molto parlare. Della sfida che rappresenta questo cambiamento climatico per il turismo invernale se ne era già parlato qui, e vi avevamo anche chiesto la vostra opinione. Ora che la stagione sciistica volge al termine si possono iniziare a tirare le somme e a raccogliere i dati.

Dalle Dolomiti arriva una prima preoccupante e significativa evidenza: gli incassi di questa stagione, che per altro sono stati in proporzione alla sua durata anche soddisfacenti, verranno interamente risucchiati dai costi sostenuti, circa 5 milioni di euro. Questo in particolar modo è dovuto alla produzione massiva di neve artificiale che si è resa necessaria a causa delle temperature che sono rimaste comunque più alte delle media stagionale per quasi tutto l’inverno.Tra i problemi che questo comporta, per esempio, il fatto che non c’è, a questo punto, la copertura necessaria per gli ammortamenti delle strutture realizzate negli anni scorsi proprio per migliorare gli impianti di innevamento. Questo pone grossi dubbi rispetto al fatto che, al di là del problema ambientale, questo tipo di business non sia più sostenibile nemmeno dal punto di vista prettamente finanziario. Gli imprenditori ora dovranno effettuare nuovi investimenti per poter continuare ad esercitare la loro attività, ma a cosa servirà? Potrà risolvere il problema o solo rimandarlo e ingrandirlo?

Il presidente di Anef Veneto Renzo Minella riguardo all’argomento ha detto: “I costi relativi alla produzione di neve artificiale quest’anno hanno superato abbondantemente i cinque milioni di euro» annuncia, «questo aspetto si conferma ancora una volta l’anello debole della catena visto che le presenze riscontrate nella stagione invernale sono in linea con lo scorso anno se non addirittura superiori. Questo dato, alla luce di un meteo costantemente avverso, va considerata come una grande vittoria per tutto il carosello sciistico bellunese. Il problema risiede nei costi di gestione sempre più elevati. Al momento ed alla luce delle situazioni riscontrate non esistono soluzioni in grado di cambiare lo scenario. Alla mancanza di precipitazioni o alle temperature elevate non esistono infatti rimedi”.

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