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Turismo di montagna: il futuro non è roseo

ROMA — I dati della Banca d’Italia relativi al 2016 dicono che la spesa dei turisti stranieri nel nostro Paese è cresciuta del 3,3% (un valore che si riduce al + 2,4% se si considerano solo le vacanze). Purtroppo però ci sono anche numerose flessioni, come la Valle d’Aosta (-10,2% di pernottamenti) e il Trentino Alto Adige (-43,5%).

Quali sono le motivazioni della scelta di una vacanza in montagna lo svela invece l’Isnart, l’istituto nazionale di ricerche sul Turismo di Unioncamere, nel report annuale pubblicato sul periodico online Impresa Turismo, edito dall’Istituto di ricerche del sistema delle Camere di Commercio italiane. Quello che emerge è che il sistema turistico della montagna mostra una maggiore stagnazione rispetto alla media nazionale, con l’8,9% di imprese che dichiara un calo nelle vendite (8,6% in media Italia) e solo il 4,7% che rilevano un trend di aumento (7,2% in media Italia). D’altronde, dicono i dati, solo il 13,2% delle imprese della montagna ha effettuato investimenti nel 2016, per un valore che sfiora in media i 55 mila euro, pari in media al 30,2% del fatturato. Le imprese ricettive della montagna mostrano una performance di vendite nel 2016 superiore in media annua a quella della media nazionale: 46,1% contro il 42% del dato Italia.

Altro dato interessante, il fatto che, nella scelta della destinazione, il passaparola abbia battuto il web anche nello scorso anno, mentre gli eventi sportivi in montagna hanno dimostrato di coinvolgere più gli italiani che gli stranieri.

Il futuro, però, agli occhi degli imprenditori della montagna, non è roseo: circa la metà degli interpellati (48,4%) ha dichiarato di non poter garantire investimenti nell’arco del 2017, e solo il 5,6% che può già prevederne.

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