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Montagnaterapia: la montagna diventa spazio per superare le differenze

Di G.C. Agazzi*

MILANO — Sabato 25 febbraio 2017 si è tenuto presso la Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano il Convegno “Incluse le Vette”, evento parte del “6° Forum delle Politiche Sociali che si è appena concluso. Un incontro voluto dalle Sezioni CAI di varie parti di Italia e dalle associazioni che si occupano di disabilità sia in area milanese sia lombarda, con l’intento di condividere e far conoscere alcuni di quei progetti e di quelle attività che promuovono la montagnaterapia. L’associazionismo ha svolto un lavoro ostinato finalizzato al raggiungimento di una miglior qualità di vita. Si sono volute porre in rilievo determinate problematiche sociali a volte poco considerate dall’opinione pubblica, come quelle che riguardano i soggetti più fragili degli altri, che si sono misurati con il loro limite. Grazie a ciò è stato possibile costruire legami e relazioni con una grande ricchezza di esperienze . Si è trovata un’occasione per incontrare il proprio disagio in modo positivo e costruttivo. Dal confronto tra limiti fisici e mentali sono nate un’importante coesione e una grande condivisione di un’avventura in montagna.

Dopo i saluti di Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali, salute e diritti del comune di Milano e di Renato Aggio, presidente del CAI Lombardia, si sono susseguite varie e interessanti relazioni. Luigi Festi, presidente della Commissione Centrale Medica del CAI, ha presentato una relazione dal titolo “Montagnaterapia: così conosciuta, così sconosciuta”. Negli ultimi anni la montagnaterapia ha avuto una grande diffusione ovunque in Italia, coinvolgendo e includendo persone disabili sia dal punto di vista fisico che psichico. La montagna si è rivelata un ambiente in grado di far superare molte difficoltà, curando e trattando i soggetti disabili come una vera medicina.

La vetta diventa alla portata di molti, se non di tutti, grazie alla medicina. E’ nata la necessità di porre attenzione alle fasce deboli, per non farle sentire escluse. La montagna si è rivelata uno spazio terapeutico in grado di aiutare a superare delle differenze. Si è, così, creato un interessante rapporto diretto con il medico, con le guide alpine e con i vari accompagnatori.

Festi ha voluto mettere in evidenza l’importanza della Commissione Medica del CAI nel coordinare e censire le varie realtà che, a livello nazionale, si occupano di montagnaterapia. “Sapersi muovere ed agire con competenza” , “consentire per permettere e non per proibire” ha voluto sottolineare Festi. Ha affermato che il “doping” rappresenta una forma di disabilità, pericolosa perché inconsapevole. L’esclusione esiste soltanto per garantire la sicurezza e il benessere di ognuno. L’ambiente ci unisce in sicurezza e in modo professionale , legando l’escursione e la prudenza.
E’ seguita la relazione di Gian Luca Giovanardi, presidente della Sezione CAI di Parma, che ha presentato una relazione dal titolo “Anche il mare è fatto di gocce”. Si tratta di un progetto che il CAI Parma sta portando avanti dal 2010 , rivolto a soggetti adulti affetti da disturbi psichici. Un confronto tra ambiente umano e disabilità, rivolto all’essenza dell’esistenza, al superamento del disagio psichico e della dipendenza da sostanze. E’ stato creato un rapporto convenzionale con la locale AUSL, che dal 2017 ha coinvolto anche soggetti adolescenti. Dal 2016 è stato attivato un progetto sperimentale di montagnaterapia per supportare disabili fisici ( adulti con esiti di traumi cranici o ictus) con un protocollo di intesa con un centro riabilitativo privato, accreditato dal SSN.
Adriano Nosari, co-fondatore della Commissione per l’Impegno Sociale del CAI di Bergamo, ha parlato di “Solidarietà nella Sezione CAI di Bergamo”. Codesta Commissione, dal 1993, si impegna per aiutare persone “dimenticate” che vivono in montagna, oltre a fornire accompagnamento dei diversamente abili in montagna. Nel tempo sono stati costruiti una scuola, una casa, un asilo e un centro di accoglienza, fornendo attrezzature a presidi medici, riselciando strade in frazioni sperdute frequentate da disabili, offrendo formazione e orientamento al lavoro, ristrutturando e adattando alle esigenze dei disabili il rifugio Alpe Corte in Val Seriana ed altro ancora.

Beppe Guzzeloni, Istruttore di Alpinismo di “Alpiteam” ed educatore professionale, ha parlato dell’”Esperienza Alpiteam”, Scuola di Alpinsimo Lombarda del CAI, nata nel 1986, che, tra l’altro, gestisce e programma corsi di alpinismo per la Comunità Terapeutica Arca di Como, dando l’opportunità a persone con problematiche di dipendenza patologica di effettuare una “rivisitazione di sé” frequentando la montagna, facendo accettare, tramite l’alpinismo, il proprio limite.
Amedeo Parente, responsabile del Gruppo LH CAI Lazio e presidente CAI Coleferro, ha presentato “Il CAI Lazio: sentieri e itinerari per disabili”. Ha parlato della rete di sentieri H realizzati con lo scopo di renderli percorribili da persone disabili, facilmente raggiungibili e percorribili con carrozzelle speciali (sentieri LH) e da utenti non vedenti (LHT), con corrimani e tabelle braille.
Rosanna Lupieri, Vicepresidente Comitato Maria Letizia Verga, ha illustrato il progetto “A ognuno il suo Everest”, idealizzato e realizzato da oltre 10 anni per iniziativa di Giuseppe Masera e del Comitato Maria Letizia Verga, con l’aiuto delle Guide Alpine della Valle Camonica. Alcuni bambini affetti da leucemia hanno affrontato un viaggio tra le montagne con la finalità di ritrovare la gioia di vivere e di rimettersi in cammino.

Silvio Calvi, past-president del CAI Bergamo, ha parlato, invece, del progetto “Trapiantati in Montagna: il programma “A spasso con Luisa””. Da due anni l’ASST Papa Giovanni XXII° di Bergamo, in collaborazione con la Commissione Medica del CAI Bergamo, con la supervisione del Coordinamento prelievo e trapianto di organi e tessuti, e con la collaborazione del Servizio di Medicina dello Sport, del Servizio di Psicologia Clinica e dei Centri di trapianto di rene, fegato e cuore promuove un programma mirato a riavvicinare i soggetti trapiantati all’attività fisica, specie in montagna, con la finalità di migliorarne le condizioni psico-fisiche.

Elena Biagini, educatrice dell’Associazione ALM (“Attraverso La Montagna”) e coordinatrice di “Quartieri in Quota”, e Luisa Ruberi, consigliere CAI Milano, hanno parlato di “Montagna: maestra di vita”. Quartieri in Quota è un progetto nato nel 2015 dall’incontro di tre Associazioni: Quartieri Tranquilli, ALM (“Attraverso La Montagna”) e CAI. Tale iniziativa propone alle scuole e alle realtà che operano nel sociale progetti educativi in grado di aiutare a scoprire e vivere la montagna. Così si sono sviluppati programmi che favoriscono l’aggregazione e la crescita personale di giovani che vivono problemi di emarginazione.

Infine Nicla Diomede, coordinatrice del Comitato Organizzatore del Premio Meroi, e Laura Posani, Presidente Società Escursionisti Milanesi CAI, hanno parlato del Premio Marcello Meroi, nato nel 2008, che si prefigge quale scopo la premiazione di persone o gruppi che si sono in particolar modo prodigati per la difesa e la promozione della montagna nel campo dell’ambiente, della cultura, dell’alpinismo e della solidarietà/impegno sociale.

* G.C. Agazzi è medico, socio CAI, membro Società Italiana di Medicina di Montagna, membro Commissione Centrale Medica CAI, membro Commissione Medica CISA-IKAR

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