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Marco Rusconi: dalle skyrace agli ottomila

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KATHMANDU, Nepal — Dall’alpinismo allo skyrunning. E ogni tanto una fuga sugli 8000. Questo il curriculum di Marco Rusconi, atleta lecchese rientrato da poche settimane dalla spedizione sul Manaslu con Mario Merelli, Mario Panzeri e Marco Zaffaroni. In questa straordinaria videointervista, Rusconi racconta la profonda differenza tra alpinismo e skyrace, e la difficile avventura sulla montagna, dove ha rischiato grosso a causa di un malore in quota: Ma anche della sua passione sempre più viva per l’aria sottile.

"La sera, dopo il tentativo di vetta, non avevo niente – racconta l’alpinista e skyrunner -. Poi forse di notte non ho recuperato abbastanza e la mattina dopo non riuscivo a stare in piedi. Nelle corse sei abituato ad arrivare dopo aver dato tutto, mentre in questo caso non è così semplice e gli alimenti per integrare non sono così veloci. Forse mi è mancata un po’ di esperienza, e forse ha anche giocato la delusione della cima".
 
Racconta così, Rusconi, la sua difficile discesa dal Manaslu. Ma sulla via di rientro, il sentimento che prevale è l’emozione di aver provato un’altra volta l’aria degli 8000, dai quali stavolta torna con nuovi amici e tanta voglia di riprovarci.
 
Rusconi si è aggregato alla spedizione grazie a Mario Panzeri, che conosce e frequenta spesso sulle Grigne, montagne di casa per entrambi. Nella videointervista girata a Kathmandu, racconta di come è nata l’idea di partire insieme e del tempo passato al campo base dove ha trovato in Merelli un amico e un ottimo capospedizione. "Mario è un alpinista come pochi – dice Rusconi – soprattutto per i suoi valori. E’ stato capace senza mai alzare la voce di formare il gruppo".
 
Foto Maurizio Torri

 
Sara Sottocornola

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